Al centro delle domande c’è l’accordo per il pagamento della consulenza di comunicazione per le primarie Pd del 2017 a favore di Michele Emiliano. Que
Al centro delle domande c’è l’accordo per il pagamento della consulenza di comunicazione per le primarie Pd del 2017 a favore di Michele Emiliano. Quella di cui, secondo l’accusa, due imprenditori pugliesi sarebbero stati «indotti» a farsi carico dal governatore della Puglia, con la mediazione del suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi. Dopo che l’indagine è divenuta nota con le perquisizioni del 10 aprile, la Procura ne ha chiesto conto a uno dei cinque indagati, Pietro Dotti, 65 anni, titolare dell’agenzia Eggers di Torino che aveva predisposto la campagna «#iosonopartito».
Il verbale di interrogatorio di Dotti, reso pochi giorni dopo le perquisizioni, è al momento la pietra angolare su cui si regge l’inchiesta del procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e del pm Savina Toscana. Perché in sostanza il comunicatore piemontese ha confermato che – dopo aver ottenuto l’emissione di un decreto ingiuntivo nei confronti di Emiliano – gli era stato detto che «qualcuno» avrebbe provveduto a pagarlo, ammettendo così implicitamente le false fatturazioni che sono l’accusa portante del fascicolo. Riguardano la fattura da 24.400 euro dell’8 giugno 2017 pagata dall’imprenditore dell’eolico Giacomo Mescia di Cerignola e quella da 59.028,64 pagata dalla Ladisa spa di Bari: secondo la Procura quelle fatture si riferirebbero alla campagna di comunicazione da 65mila euro più Iva commissionata da Emiliano, cui viene contestata (in concorso con Stefanazzi e i due imprenditori) l’induzione indebita a dare o ricevere utilità. Ovvero la richiesta di un «favore» da parte di un pubblico ufficiale, un favore senza costrizioni, cui potrebbe o meno corrispondere una contropartita a favore degli imprenditori. Contropartita che nell’entourage di Emiliano viene recisamente negata, facendo notare che il contributo di Mescia è stato regolarmente registrato. Mentre Ladisa obietta di aver pagato alla Eggers un servizio effettivamente reso, ovvero una campagna di comunicazione per la propria attività di gestione delle mense aziendali: le domande poste a Dotti vertono anche su questo.
L’indagine non è conclusa. La Procura sta esaminando il materiale raccolto durante le perquisizioni negli uffici delle aziende coinvolte e le acquisizioni effettuate nella sede della giunta regionale, oltre che i contenuti dei computer e dei cellulari di cui è stata effettuata la copia forense, con l’obiettivo di verificare i rapporti tra lo staff di Emiliano e gli imprenditori. Allo stesso tempo, la Finanza sta esaminando i resoconti della campagna per le primarie del 2017 in cui Emiliano sfidò Matteo Renzi e Andrea Orlando riportando solo il 10% dei voti a livello nazionale. Quella del governatore pugliese fu una campagna low-cost costata appena 64mila euro (il regolamento interno del Pd impediva affissioni 6×3 e spot televisivi), ma Emiliano contestò il lavoro della Eggers ritenendo la campagna troppo simile a quella predisposta per le Regionali 2013 di Debora Serracchiani.
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