L’influenza ha colpito finora 313mila pugliesi, soprattutto in età pediatrica, ma questa stagione - a differenza di quella scorsa - è stata più clemen
L’influenza ha colpito finora 313mila pugliesi, soprattutto in età pediatrica, ma questa stagione – a differenza di quella scorsa – è stata più clemente: 36 casi gravi e 5 decessi, contro i 26 morti del 2017-2018. Lo dicono i dati contenuti nell’ultimo report della Regione. «È una stagione di intensità media – dice la professoressa Maria Chironna, responsabile della sorveglianza virologica sull’influenza -. L’epidemia non è ancora finita perché abbiamo davanti ancora diverse settimane in cui i virus continueranno a circolare e si verificheranno, probabilmente, anche casi gravi».
I dati dicono infatti che il picco dell’epidemia si è spostato in avanti, più o meno quattro settimane. Nel periodo centrale si sono registrati oltre 10 casi per 1.000 abitante, adesso scesi in maniera netta tanto che la Puglia è tra le zone meno colpite (al momento l’epicentro è in Lombardia). L’analisi dei ceppi circolanti in Puglia ha fatto emergere che l’epidemia è riconducibile per l’80% al ceppo H1N1 pdm09, e per il 20% ad H3N2. Non è invece stato registrato nessun ceppo di tipo B, quello prevalente nella scorsa stagione influenzale. Ma lo scorso anno non ci sono stati casi gravi in bimbi piccoli, mentre quest’anno ce ne sono stati due (uno di 5 mesi e un altro di 20 giorni). I dati dell’Osservatorio epidemiologico mostrano che l’incidenza dell’epidemia nella fascia di età 0-4 è quasi dieci volte più alta rispetto a quella degli over-64.
In generale, come sempre accade, le vittime sono persone ultrasessantenni con altre patologie di base. Ma c’è stata una eccezione, un uomo di 59 anni, in buona salute generale, residente a Cellamare, ricoverato a inizio novembre con la febbre alta e poi trasferito al Policlinico, dove è stato sottoposto a circolazione extra-corprorea e dove è deceduto all’inizio di gennaio. Un caso limite, ma che ricorda l’importanza della vaccinazione: il ceppo prevalente in Puglia era infatti compreso nel vaccino in distribuzione, su cui non ci sono ancora dati di copertura.
Un altro caso critico, ancora non risolto, riguarda una donna di 38 anni di Taranto, pure vaccinata, portata in ospedale per un taglio cesareo e che dopo l’intervento ha fatto registrare una insufficienza respiratoria. È stato necessario il trasferimento in rianimazione, dove al momento la situazione è sotto controllo.
Il bilancio definitivo potrà essere stilato nelle prossime settimane. Nel frattempo, gli esperti consigliano di limitare fortemente l’uso degli antibiotici, cui si deve ricorrere soltanto dopo appropriata valutazione del pediatra o del medico di base. I casi gravi in generale vengono trattati in Rianimazione per la comparsa di insufficienza respiratoria.
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