Il porto “industriale” è morto, e tutti restano al loro posto

Manfredi fondò Manfredonia per le potenzialità di un grande porto nel Mediterraneo. Il progetto fu ripreso da Carlo D’Angiò per lo stesso motivo. Fu u

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Manfredi fondò Manfredonia per le potenzialità di un grande porto nel Mediterraneo. Il progetto fu ripreso da Carlo D’Angiò per lo stesso motivo. Fu un porto davvero importante, soprattutto per le granaglie.

Poi subì, come tutti i porti mediterranei, il crollo dei commerci in seguito alle nuove rotte atlantiche. Il canale di Suez (inaugurato il 17 novembre 1869) permise alle navi europee di accorciare il viaggio per l’Asia e il Mediterraneo si ripopolò di navi. Il raddoppio del traffico nel 2001 permette oggi nuove e straordinarie opportunità. Per utilizzarle, agli inizi di questo secolo, ci fu un interesse di Bari; venne il presidente di quel porto nel Consiglio comunale di Manfredonia, e con un appassionato intervento cercò di indirizzare a un consorzio o unione. Bari, disse, non può avere sviluppo perché non ha spazio a terra e un porto che non si mostra aperto a cogliere le nuove enormi opportunità è un porto morto. Manfredonia, invece, ha possibilità straordinarie. Sembrava un discorso convincente. Poi non se ne fece nulla, e Manfredonia perseguiva una “velleitaria istituzione di un’autorità portuale autonoma”. Saverio Russo parla di “municipalismo”, che ha già prodotto inutili sprechi con l’istituzione dell’interporto di Cerignola a pochi chilometri dall’analoga struttura intermodale di Foggia – Incoronata.

All’inizio 2018 il presidente della Confindustria di Foggia, Rotice, rappresentante di Manfredonia nella nuova autorità portuale, parlò di rilancio delle aree industriali, di un nuovo protagonismo delle imprese e di una nuova governance. “Si volta pagina”. Il porto ha avuto nel 2018 un anno terribile e un calo drastico di navi e merci. Un traffico quasi inesistente. All’inizio del 2019 per Rotice nuovamente “si volta pagina” e promette il “rilancio del porto sostenuto dal sistema Capitanata”. Intanto il Mediterraneo è in movimento. Non c’è solo la via della seta, ma è tutto il settore marittimo in profonda evoluzione.

Sul Mediterraneo (2,5 milioni di Kmq) si affacciano 21 Stati, 11 paesi europei, 5 africani e 5 asiatici… 45 Km di coste (8.000 quelle italiane)… Un quadro che si presenta policentrico in cui nessuna area appare dominante. La forbice del traffico tra i paesi della sponda Sud e quelli della sponda Nord del Mediterraneo si sta riducendo per effetto di una maggiore competitività del Nord Africa. Ma si sta riducendo anche la forbice con i porti dell’Europa settentrionale. Inoltre diviene essenziale la logistica, intorno alla quale si apre la competizione dei porti. Oggi le decisioni di investire non sono dettate solo dalla vicinanza con le materie prime o dal costo del lavoro (influiscono ma meno di un tempo), ma dalla commercializzazione, anche via Internet, e da un rapporto più attento e vicino con il mondo del consumo. Sono importanti, quindi, le piattaforme logistiche, e i porti del Mezzogiorno sono in difficoltà, sono marginali; insufficiente è l’integrazione tra binari, porti, retroporti. Non rientrano ora nei piani della Cina (Di Maio e Tria sono andati in autunno più volte nel paese asiatico).

Il traffico marittimo occupa un posto sempre più rilevante e apre scenari nuovi per uscire dalla crisi. Forse è inutile parlarne. Il porto di Manfredonia è un rudere, archeologia industriale. Probabilmente non c’è interesse di nessuno a tenerlo in piedi. Recenti lavori hanno interessato solo il porto commerciale (per i pescherecci). Pare che siano stati coperti anche i binari.

Il Sindaco Riccardi è presidente dell’Asi (Consorzio sviluppo industriale), e quindi con un ruolo importante nella definizione e rilancio delle infrastrutture. Incarico non conferibile per l’Anac. Rotice è presidente di Assindustria, ex presidente del porto turistico, imprenditore e appalti nel sistema portuale. Al pronunciamento dell’Anac Riccardi ha fatto ricorso al Tar, dichiarando il provvedimento “abnorme e sproporzionato”, dettato da “atteggiamento miope e superficiale“, “viziato da eccessi di delega … oltre che di competenze”. Ho scritto più volte che sono due nomine inopportune, politicamente discutibili. Ci sono giovani competenti (alcuni hanno studiato e operano fuori), capaci di portare idee nuove ed entusiasmo. Far ruotare le solite persone tra loro è uno dei vizi del PD, che da oltre un anno ha scelto il silenzio. Intanto Cantone forse lascia (non piace ai 5 stelle) e gli altri restano sempre.

A cura di Paolo Cascavilla,

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