Oltre 170 casi di Aids in Puglia monitorati dall’osservatorio regionale. Con un trend che continua a preoccupare perché non si riesce a ridurre il num
Oltre 170 casi di Aids in Puglia monitorati dall’osservatorio regionale. Con un trend che continua a preoccupare perché non si riesce a ridurre il numero di contagi, che in alcune province addirittura tende a crescere. Nonostante i miglioramenti terapeutici che hanno portato a ridurre le pillole in trattamento da 3 a una al giorno. “L’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV ha raggiunto un picco massimo di 4,3 casi per 100.000 residenti nel 2011 – spiegano nel report dell’Osservatorio -. Dal 2012 al 2016 sono state osservate piccole oscillazioni dei tassi di incidenza. Nel 2017, invece, essa si è attestata su 4,1 casi/100.000 residenti, con un lieve aumento rispetto agli anni precedenti”.
Prima di proseguire: “Nel periodo 2007-2017 sono state segnalate complessivamente 1762 nuove diagnosi di infezione da HIV (1639 residenti e 123 non residenti) con una media di 160,2 all’anno. L’incidenza maggiore è stata riscontrata nella fascia d’età 25-29 anni (8,8 casi per 100.000 abitanti) con un valore significativo anche nella fascia 20-24 anni (7,6)”. La provincia di Foggia, così come gran parte della regione, fa registrare un “andamento costante”: nell’ultimo anno di riferimento sono stati registrati 24 nuovi casi, in pratica uno ogni due settimane. “Ciò che preoccupa – spiega il direttore generale degli Ospedali Riuniti, Vitangelo Dattoli – è il numero di nuovi casi, perché chi è già in trattamento non è contagioso”. A fargli eco, la direttrice dell’unità operativa Malattie infettive, Teresa Santantonio: “Abbiamo notifiche costanti e questo non è certo un segnale positivo – commenta -. Non c’è una riduzione del numero di nuovi casi, questo significa che non c’è consapevolezza e che, dunque, non si fa abbastanza per sensibilizzare, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione”.
Sul banco degli imputati, continuano ad esserci i rapporti non protetti, soprattutto tra i residenti italiani. “Il maggior numero di nuove diagnosi HIV è in MSM (maschi che hanno rapporti sessuali con maschi) – precisano dall’Osservatorio -, negli stranieri prevale, invece, la via eterosessuale. Diminuisce il numero di nuove infezioni nelle donne residenti italiane. Complessivamente la quota di stranieri con nuova diagnosi di infezione da HIV è risultata del 21,3%, con un trend in aumento negli ultimi 4 anni (29,3% nel 2017). Rimane significativa la quota di persone con nuova diagnosi di infezione da HIV in fase clinica avanzata (Late Presenters e Advanced HIV Disease)”.
“C’è la necessità di implementare nuove campagne di informazione ed educazione sanitaria in età scolare e nelle fasce d’età giovanili – concludono -, al fine di prevenire le nuove infezioni in questo target di popolazione. La bassa percezione del rischio e la scarsa attitudine ad effettuare il test di screening hanno portato, nel tempo, all’aumento della quota di soggetti che arriva tardivamente alla diagnosi di HIV. Alla luce di questo dato, risulta fondamentale implementare l’offerta attiva e gratuita del test HIV, in particolare alle key population(MSM, sex workers, IDU, popolazione carceraria)”.
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