GIORNATA DELLA MEMORIA: IL CAMPO DI RECLUSIONE DI MANFREDONIA

Anche a Manfredonia fu creato un campo di concentramento che, seppur lontano dalle mostruosità che si verificarono in quelli nazisti, era un luogo

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Anche a Manfredonia fu creato un campo di concentramento che, seppur lontano dalle mostruosità che si verificarono in quelli nazisti, era un luogo di reclusione. Esso funzionò dal 16 giugno 1940 fino all’estate del 1943, quando cessò la sua attività, vi transitarono in tutto 519 internati.

La scelta di Manfredonia fu motivata sia dalla presenza del porto e dellaferrovia, sia dall’esistenza di due edifici che erano stati ritenuti in grado di essere adattati a reclusori: il macello e Villa Rosa. Il primo fu preferito al secondo perché situato a due soli chilometri dall’abitato e perché di proprietà comunale. Il macello disponeva di una ventina di ambienti, riadattati in tutta fretta per ospitare gli internati. Più nel dettaglio: oltre ai locali della direzione e dell’amministrazione, il campo di concentramento comprendeva undici cameroni, quattro mense con annesse cucine, uno spaccio, una infermeria, il lavatoio, la cappella, le docce e diversi servizi igienici. La vigilanza era affidata a otto agenti di polizia e ad un posto fisso dei carabinieri. Un mondo di privazioni, spazzato via all’indomani della caduta di Mussolini.

Nel 2013, l’Amministrazione comunale ha fatto apporre una targa, sulle mura esterne di quello che fu il campo di concentramento, sulla quale è scritto: “Dal 1940 al 1943 in questo edificio, adibito a campo di concentramento, la dittatura fascista incarcerò centinaia di cittadini italiani. Per non dimenticare”.
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