A lungo abbiamo sottovalutato la criminalità nel Foggiano”. Lo ha affermato il capo della polizia Franco Gabrielli, in visita in prefettura a Foggia.
A lungo abbiamo sottovalutato la criminalità nel Foggiano”. Lo ha affermato il capo della polizia Franco Gabrielli, in visita in prefettura a Foggia. Il numero uno della polizia ha ammesso le responsabilità nei ritardi alla lotta alla criminalità della zona, specificando che per molto tempo “si è sottovalutata la pervasività e l’incisività delle organizzazioni criminali nella provincia di Foggia”.
Nonostante si tratti di un “territorio difficile” Gabrielli spiega che “c’è stato un ridimensionamento delle strutture criminali, che si è immaginato fossero al pari con la media della provincia italiana, senza comprendere che questo territorio aveva alcuni acuti che non avevano nulla di invidiare a territori più blasonati in negativo come Napoli, Bari o Reggio Calabria”. Tuttavia per Gabrielli la situazione è migliorata, specie se rapportata “alla complessità della vicenda”. Per questo motivo appare evidente che “gli sforzi profusi hanno portato a risultati significativi” e la visita nella città è un segnale per “riaffermare la vicinanza” a Foggia e al suo territorio.
Durante la riunione a tenere banco è stata la vicenda dei Comuni di Cerignola e Manfredonia, in cui la scorsa settimana il prefetto ha inviato due commissioni per verifiche antimafia e per controllare se nell’attività amministrativa ci siano stati condizionamenti da parte della criminalità organizzata. “Quando accadono queste cose – ha commentato il capo della polizia – c’è sempre tanta amarezza, perché è una sconfitta per tutti se chi rappresenta la massima espressione della democrazia diventa oggetto di queste verifiche. Mi piace sottolineare che al pari della malattia, che ci può essere, ci sono anche gli anticorpi da parte dello Stato, capace di intercettare il problema e porvi rimedio”.
Sulla vicenda dei ghetti dove vivono centinaia di migranti utilizzati manovalanza nelle campagne del territorio ha evidenziato che “la prefettura svolge un ruolo di coordinamento e queste persone non possono essere svanite nel nulla. Bisogna perciò proporre percorsi di ricollocazione in strutture diffuse”.
fonte: https://bari.repubblica.it
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