Nel 2017 il sistema sanitario pugliese non ha bruciato cassa, senza la necessità di «aiutini» da parte del bilancio autonomo. Ecco perché, per la pr
Nel 2017 il sistema sanitario pugliese non ha bruciato cassa, senza la necessità di «aiutini» da parte del bilancio autonomo. Ecco perché, per la prima volta da almeno 15 anni, la manovra della Regione non dovrà destinare soldi alle Asl, se non i 50 milioni imposti dal governo come contributo al rinnovo dei contratti del personale.
Una buona notizia, dunque, che segnala la fine di un lungo ciclo di emergenza e dovrebbe portare – non prima di marzo, anche se le indicazioni ufficiose si avranno già il prossimo mese – all’uscita della Puglia dal Piano operativo, il commissariamento-soft che dura ormai da quasi cinque anni. La relazione al previsionale 2019 predisposta dall’assessore Raffaele Piemontese dà conto anche del miglioramento dei conti sanitari (nel 2017 hanno chiuso con un avanzo di 4,1 milioni, in cui pesa l’effetto di partite straordinarie pari a 17 milioni), evidenziando come – di pari passo – siano migliorati anche alcuni indicatori fondamentali dell’assistenza (su tutti, il punteggio della griglia Lea che misura i livelli minimi). Ma indica anche, in controluce, i prossimi passi.
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