Dal 2013 al 2017 il sistema sanitario pugliese ha somministrato poco meno di 7 milioni di dosi di vaccinazioni, che hanno provocato una cinquantina d
Dal 2013 al 2017 il sistema sanitario pugliese ha somministrato poco meno di 7 milioni di dosi di vaccinazioni, che hanno provocato una cinquantina di reazioni avverse maggiori (febbre, arrossamenti, macchie sulla pelle) e nessuna conseguenza permanente. È la conclusione principale cui giunge il rapporto di vaccinovigilanza predisposto dalla Regione, che sarà presentato stamattina a Bari (ex palazzo delle Poste) insieme ai risultati di uno studio pilota di vigilanza attiva sulla vaccinazione Mprv (morbillo, parotite, rosolia e varicella) unico nel panorama italiano.
I dati, che sono già pubblici (nel bollettino trimestrale dell’Osservatorio epidemiologico regionale, disponibile sul sito), puntano a colmare i ritardi della Puglia sulla vigilanza vaccinale, e lanciano un messaggio tranquillizzante sui tanto temuti effetti avversi che ispirano alcune campagne no-vax. Va detto, a questo proposito, che la segnalazione di sospetta reazione avversa non è di per sé significativa, quindi l’aumento del numero di segnalazioni (che per gli antivaccinisti rappresenta già un segnale di allarme) è invece, secondo gli esperti, un indice di buon funzionamento del sistema: vuol dire che medici e farmacisti tengono gli occhi aperti.
I sospetti eventi avversi segnalati in cinque anni sono stati 871, e di questi solo 169 sono stati classificati come gravi.Nel novero rientrano anche quattro decessi in cui, però, il «causality assessment» ha escluso responsabilità dei vaccini (si veda l’intervista sotto). Le vaccinazioni, secondo il rapporto, sono state responsabili di 142 reazioni di cui 56 classificate come gravi: l’esame delle cartelle cliniche ha permesso di stabilire che non hano avuto conseguenze permanenti.
L’Osservatorio epidemiologico ha poi svolto uno studio di sorveglianza attiva su sui bambini pugliesi sottoposti (a 13 mesi) alla prima dose di Mprv. Sono stati monitorati 1.672 dei 3.936 bambini vaccinati dal 15 maggio 2017 al 15 maggio 2018, : ai genitori è stato chiesto di tenere un «diario» per i 20 giorni successivi alla vaccinazione. Ne sono emerse 656 segnalazioni (di cui 551 riguardano un aumento di temperatura del bambino), 68 delle quali sono classificate come gravi (66 per febbre alta): 49 sono quelle correlate effettivamente con il vaccino, di cui 5 relative alla somministrazione del singolo vaccino Mprv e 44 alla co-somministrazione (Mprv più anti-epatite A, oppure Mprv più esavalente). Anche in questo caso, il «follow up» ha consentito di accertare che nessuna delle reazioni addebitate al vaccino ha avuto conseguenze, essendo stata registrata la completa scomparsa dei sintomi. Lo studio verrà ora ripetuto sulla vaccinazione anti-meningococco B, ed è stata sottoposta all’Aifa una proposta multiregionale per approfondire le vaccinazioni durante la gravidanza. «Ma i dati – dice Giancarlo Ruscitti, direttore del Dipartimento salute della Regione – confermano che le vaccinazioni sono sicure e che i benefici superano ampiamente i rischi».
LE PAROLE DELL’ESPERTO – «Soltanto il 30% delle comunque poche segnalazioni risulta correlabile ai vaccini. Parliamo di 8 eventi avversi importanti ogni milione di dosi, la maggior parte dei quali di scarso rilievo come la febbre. E tutte le reazioni sono regredite». Il professor Silvio Tafuri, igienista dell’Università di Bari, è il referente regionale per la farmacovigilanza sui vaccini. «Il nostro lavoro – spiega – ha recuperato il periodo dal 2013 al 2017. Da quest’anno le segnalazioni vengono tutte esaminate entro 30 giorni: finora nel 2018 non sono stati riportati eventi con conseguenze permanenti gravi».
Tra le 871 segnalazioni c’erano anche quattro casi di morte. Cosa è accaduto? «Tre su quattro riguardavano soggetti anziani e polipatologici, il cui decesso è stato coincidente con il vaccino: probabilmente sarebbero morti comunque. Il quarto caso è molto particolare: una bimba deceduta a 81 giorni di vita, pochi giorni dopo il vaccino anti-meningococco B. È emerso che, pur essendo stato fatto per tempo, il vaccino non ha avuto il tempo di sviluppare la protezione. Una sfortunata coincidenza».
Come si stabilisce se una reazione avversa è effettivamente conseguenza del vaccino?
«Si segue un algoritmo messo a punto dall’Oms, funzioa così: dopo la segnalazione si acquisisce tutta la documentazione sanitaria, due vaccinologi e un farmacista la esaminano in maniera disgiunta ed esprimono un giudizio. In casi dubbi si consulta l’Aifa, ma in Puglia non è mai capitato perché il livello di professionalità è tale da non produrre contestazioni».
Può chiarire perché per 27 dei 169 eventi ritenuti gravi non è stata valutata la correlazione con il vaccino?
«Siamo risaliti fino al 2013, ed in alcuni casi recuperare la documentazione non è stato possibile, ad esempio perché il pediatra era andato in pensione e non aveva memoria del caso»
fonte: Gazzetta del Mezzogiorno
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