Tempo di condanne nel processo “Spartacus” scaturito dopo la morte del 32enne body builder foggiano, Gianni Racano. Il gup del Tribunale di Foggia, Ro
Tempo di condanne nel processo “Spartacus” scaturito dopo la morte del 32enne body builder foggiano, Gianni Racano. Il gup del Tribunale di Foggia, Roberto Scillitani, al termine del procedimento svolto con rito abbreviato e che prevede lo sconto di un terzo della pena, ha condannato in primo grado a 2 anni di reclusione Maurizio Caricchia, 49 anni, foggiano, titolare di un bar e appassionato di culturismo. Un anno di reclusione, con concessione delle attenuanti generiche e sospensione condizionale della pena, per Jonata Rinaldi, 27 anni di Manfredonia, campione di body building e gestore di una palestra nel centro sipontino. Entrambi sono stati riconosciuti colpevoli di aver violato la legge 376 del 2000 che riguarda la “disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping” e quindi puniti per aver commercializzato farmaci con effetti dopanti al di fuori dei canali leciti rappresentati dalle farmacie. I due imputati si dicono innocenti.
Accolta infine dal gup la proposta di patteggiamento a 10 mesi, con sospensione della pena, concordata tra difesa e Procura per Antonio Gambacorta, 44 anni, di Foggia, già campione di body building e allenatore: è accusato del meno grave reato di aver favorito l’assunzione di sostanze dopanti, che sarebbero state assunte da Racano. Gambacorta non era tra gli arrestati del blitz “Spartacus”. Altri due imputati invece, Domenico Bruno, nato a Foggia nel ’88 e Gianfranco Abazia, nato a Foggia nel ’70, patteggiarono pene tra 18 e 20 mesi a fine 2017.
Il blitz Spartacus
Circa 20 atleti ascoltati – tutti omertosi –, oltre 1500 confezioni di farmaci dopanti di provenienza illecita sequestrate e 4 arrestati. Sono questi i numeri dell’operazione “Spartacus”, messa a segno nel settembre 2017 da Guardia di Finanza e squadra mobile di Foggia. Quattro persone finirono in manette dopo la morte del giovane body builder foggiano, Gianni Racano, deceduto a pochi mesi da una gara. Nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, le forze dell’ordine eseguirono la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Maurizio Caricchia, nato a Foggia nel ’69, Domenico Bruno, nato a Foggia nel ’88, Jonata Rinaldi, nato a Manfredonia nel ’91 e Gianfranco Abazia, nato a Foggia nel ’70.
L’attività d’indagine prese impulso dalla denuncia sporta dal padre di Racano, deceduto dopo essere stato trasportato, in gravissime condizioni di salute, in ospedale a Foggia e, successivamente, al San Paolo di Bari dove smise di respirare il 17 aprile 2016. Gli investigatori scoperchiarono un giro impressionante di sostanze dopanti favorito da allenatori spesso non autorizzati e dalla scarsa informazione – e cultura – di alcuni atleti, pronti a tutto pur di avere un fisico perfetto.
L’attività info-investigativa partì nei confronti del preparatore atletico di Racano e di altri soggetti che gravitano nel mondo dei bodybuilder. Attività d’indagine corroborate da attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale. Grazie alle attività tipiche e atipiche d’indagine, quali pedinamenti, osservazioni e perquisizioni, furono individuati alcuni luoghi in cui gli indagati occultavano i farmaci dopanti che commercializzavano.
Il 4 maggio 2016 venne scovato un immobile in via Polare, in uso a Claudio Imperio, dove, a seguito di perquisizione locale, furono rinvenuti numerosi farmaci di natura dopante e si constatò l’utilizzo e la somministrazione degli stessi in quel luogo. Pertanto, Imperio venne arrestato. Il 10 giugno successivo, grazie alle risultanze di alcuni servizi di osservazione e pedinamento nei confronti di Caricchia furono individuate due palestre a Cassano allo Ionio (CS) dove presumibilmente l’uomo si andava a rifornire di farmaci dopanti.
All’interno delle palestre, di proprietà di Vincenzo Dattoli, a seguito di perquisizione, vennero sequestrati numerosi farmaci dopanti e Dattoli fu arrestato. Dall’attività di osservazione e pedinamento di Caricchia è poi emerso che l’uomo, in più occasioni, si recava presso un garage in via Ruggiero Grieco, a Foggia, di proprietà del fratello Michele. Pertanto, il 9 giugno 2016 nelle more della perquisizione eseguita presso il bar e l’abitazione di Caricchia, l’atto di p.g. si estese anche al garage in questione. Nella circostanza, ben occultati in alcuni cartoni, furono rinvenuti numerosi farmaci di natura dopante risultati essere nella disponibilità proprio di Caricchia.
Analoga situazione si presentò per quanto riguarda l’indagato Bruno.Infatti, a seguito rispettivamente a Foggia e Manfredonia), presso le rispettive abitazioni ed alcune palestre, hanno infine consentito il rinvenimento di vari farmaci destinati alla commercializzazione. Durante l’indagine si è proceduto al sequestro di oltre 1.500 confezioni di farmaci dopanti (del valore di migliaia di euro) di provenienza illecita.
“Un mondo particolare dove circola di tutto”, disse in conferenza stampa il pm Antonio Laronga affiancato dalla collega Maria Giuseppina Gravina. “Siamo davanti a un vero e proprio allarme sociale visto l’uso di sostanze molto pericolose, di fabbricazione cinese e indiana”. Tra queste persino lo “Stargate”, stimolatore ormonale per cani che gli atleti ingerivano per aumentare la massa muscolare. Gli stessi atleti erano tramite tra fornitori e assuntori e chiudevano personalmente accordi clandestini, soprattutto in prossimità delle gare.
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