LE TARTARUGHE COME LE SEPPIE PREDILIGONO IL MARE DEL GOLFO, MA.

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Il mare del golfo di Manfredonia habitat prediletto dalle tartarughe.Come le seppie. Se ne avvistano in numero sempre maggiore. Ma se ne riscontrano anche, fortunatamente in misura contenuta, in difficoltà o addirittura spiaggiate irrimediabilmente. Nei giorni scorsi due esemplari della specie “Caretta caretta”, la più diffusa, sono stati rinvenuti sulla battigia della località Scalo dei Saraceni, lungo la riviera sud che cinge il golfo. Erano in uno stato di avanzata decomposizione. A rinvenirle le guardie ecologiche Civilis del comandante Giuseppe Marasco che, come noto, tengono costantemente sotto osservazione il territorio intervenendo tempestivamente all’occorrenza, in collaborazione con le varie forze dell’ordine. Come è avvenuto in questo ultimo caso: Marasco ha prontamente informato la Capitaneria di porto e il comando della polizia municipale di Manfredonia. Una terza tartaruga ormai priva di vita, è stata avvistata poco distante dalla riva e recuperata.
Non è dato conoscere la causa della morte delle tartarughe. In questi casi bisogna seguire uno specifico protocollo che chiama in causa il Comune e che prevede l’autopsia delle carcasse effettuata presso l’Istituto zooprofilattico di Foggia, dopo di che a cura del Comune si procede allo smaltimento delle carcasse delle tartarughe affidato alla ditta “Laveco” di Cerignola.
Nel mare le insidie sono tante e sempre in agguato. I pescatori sono molti attivi nel soccorrere tartarughe in condizioni di evidente difficoltà finite nelle reti da pesca o recuperate direttamente dal mare. Sono in costante contatto col Centro di recupero tartarughe marine dell’Oasi Lago Salso ove è allestito un attrezzato laboratorio per la cura delle tartarughe che vengono ricoverate con patologie, traumi o infezioni tali da portare al decesso.
Nel Centro dell’Oasi Lago Salso attualmente sono in trattamento 12 esemplari di Caretta caretta portate dai pescatori. <Sono state rinvenute nel corso delle battute di pesca nel golfo, ma anche al largo di Mattinata, nel periodo che va dalla ripresa dell’attività di pesca dopo il fermo biologico> rivela il dottor Giovanni Furi, biologo del Centro recupero tartarughe dell’Oasi lago Salso. <Presentano nella maggior parte – spiega – soffocamento per l’ingestione di materiale plastico abbandonato stoltamente in mare ma anche da altro materiale inquinante>.
I responsabili di tale ammorbamento continuato del mare sono tanti non escluso il famigerato Candelaro, il torrente che sfocia al centro del golfo responsabile di trascinare non soltanto liquami che si disperdono nel mare, ma anche una infinità di materiali e detriti abbandonati nel suo alveo lungo il percorso nel retroterra della provincia e che vengono sospinti in mare dalle piene torrenziali per finire sui fondali preda magari delle ignare tartarughe. Un pericolo subdolo e beffardo che potrebbe compromettere quella predilezione delle tartarughe, al pari delle seppie, per il mare del golfo e del suo litorale. <Su alcuni tratti di spiaggia – rivela il biologo Furi – sono state rinvenute uova di tartaruga, mentre a Torre Mileto è stato trovato un nido di tartarughe>.
Michele Apollonio

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