Una delegazione internazionale di esperti di faggio ha visitato nei giorni scorsi le faggete UNESCO della Foresta Umbra. Undici studiosi, provenienti
Una delegazione internazionale di esperti di faggio ha visitato nei giorni scorsi le faggete UNESCO della Foresta Umbra. Undici studiosi, provenienti da Europa, Stati Uniti, Iran e Giappone, hanno potuto apprezzare da vicino i secolari alberi da poco insigniti del prestigioso marchio, esemplari ideali per lo sviluppo di nuovi modelli di gestione sostenibile delle risorse forestali.
A guidarli nella Riserva Naturale di Falascone e nella Particella Pavari, insieme a Claudio Angeloro, Comandante del Reparto Carabinieri Biodiversità della Foresta Umbra, Alfredo Di Filippo (Professore di Botanica presso l’Università della Tuscia di Viterbo e curatore della candidatura UNESCO delle faggete italiane) e Tetsuya Matsui, coordinatore insieme a Di Filippo del gruppo IUFRO (Organizzazione internazionale dei centri di ricerca sulle foreste), che ha chiamato a raccolta oltre cento scienziati provenienti da tutto il mondo nel congresso internazionale su faggio e faggete svoltosi a Viterbo alla fine dello scorso mese di settembre.
“La visita degli esperti – dichiara il vicepresidente del Parco Nazionale del Gargano Claudio Costanzucci- rappresenta non solo un motivo di orgoglio per il Gargano ma anche uno stimolo a proseguire studi e ricerche su un polmone verde che continua a riservare sorprese naturalistiche di elevato spessore scientifico. Una visita di alto profilo che segue di pochi mesi quella di Stefan Schnitzer, tra i maggiori esperti al mondo di liane di cui è ricca la nostra foresta”.
Di particolare rilevanza la presenza nel gruppo di studiosi di Eric Zenner, docente di Selvicoltura alla Pennsylvania State University (USA) e Tsukasa Fukushima (University of Agriculture and Technology di Tokyo, Giappone), tra i massimi esperti del genere Fagus nell’Emisfero Nord.
“I luminari dei faggi – spiega Alfredo Di Filippo – sono stati letteralmente folgorati dalla bellezza della Foresta Umbra e dal suo stato di conservazione, apprezzandone sia la biodiversità che la struttura colossale degli alberi che la popolano”
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