Cresce l’apprensione in Puglia per l’entrata in vigore - dal 20 dicembre con piena operatività - della legge regionale contro la ludopatia: ad esser
Cresce l’apprensione in Puglia per l’entrata in vigore – dal 20 dicembre con piena operatività – della legge regionale contro la ludopatia: ad essere preoccupati sono gli operatori economici delle sale da gioco che temono conseguenze sul piano occupazionale. Secondo l’Agire – Associazione Gioco e Scommesse Rete Esercenti – «l’80% delle sale giochi presenti sul territorio, tra cui 800 agenzie di scommesse (l’87% del totale), sarà obbligato a chiudere, mettendo in pericolo 6mila imprese e 20mila posti di lavoro».
La legge in questione fu varata alla fine dell’era Vendola e prevede – dopo aver visto ogni obiezione respinta dalla Corte Costituzionale – regole stringenti: tra sale da gioco e scuole o luoghi di culto o impianti sportivi devono esserci almeno 500 metri, e al riguardo i comuni avrebbero dovuto realizzare una mappatura dei luoghi sensibili indispensabili per le aperture di nuove attività, mentre per gli esercizi non in regola è prevista la chiusura definitiva.
Il sindacato della categoria ha chiuso al governatore Michele Emiliano di rivalutare la questione: «Abbiamo proposto un incontro con la Regione – spiega Angelo Basta dell’Agire – per discutere insieme del problema ludopatia e sul modo migliore per risolverlo. A nostro avviso il “distanziometro” non è la soluzione: è impensabile immaginare che nel 2018, con tutta la tecnologia a portata di mano, il giocatore problematico si lasci frenare dalla chiusura di una sala. Senza contare i rischi di diffusione del gioco illegale se non proprio di infiltrazione criminale con attività abusive».
Per il presidente Michele Emiliano, nella lotta alle ludopatie, resta una priorità la tutela dei minori dalle seduzioni del gioco d’azzardo, ma allo stesso tempo l’orientamento è di offrire massima disponibilità per un dialogo e un incontro al fine di affrontare da un lato la questione occupazione e dall’altro per valutare l’effettivo impatto della legge applicata.
Tra le proposte avanzate dall’Agire c’è la richiesta alla giunta regionale di prorogare ancora il termine per l’entrata in vigore definitiva (come già avvenuto in Liguria e Abruzzo). Sullo sfondo però restano delle evidenti idiosincrasie: in alcuni piccoli comuni la distanza di 500 metri porterebbe le attività con tutta evidenza fuori dall’abitato. «C’è in realtà un grande confusione – puntualizza Basta, presidente di Agire – Dal 2013 a oggi, dunque anche dopo l’entrata in vigore della legge regionale, le Questure hanno continuato a concedere le autorizzazioni per le sale da gioco, sebbene con una postilla in cui si specificava che era necessario il rispetto delle leggi regionali. Le amministrazioni non hanno ritenuto di dover individuare puntualmente i luoghi sensibili sul territorio, il che rende tutto più difficile perché la descrizione contenuta nella legge regionale è molto vaga». Poi c’è il caso Lecce: «Qui un imprenditore ha chiesto al Comune di conoscere con precisione l’elenco di punti sensibili, in modo da trovare lo spazio idoneo per la sua attività. L’amministrazione, però, risponde solo se gli imprenditori hanno prima presentato la richiesta di licenza alla Questura». Ecco il cortocircuito: «Per sapere se si può aprire un’attività, bisogna prima affrontare investimenti significativi per rendere la sala a norma di legge. Investimenti che in caso di diniego risultano assolutamente persi», conclude Basta.
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