Arcivescovo Castoro “Che sia una Pasqua fondante la nostra fede e la nostra speranza”

“Chi cerchi?” E’ la domanda che il Risorto nel Vangelo di Giovanni fa a una donna, Maria di Magdala, prototipo di chiunque si metta in cerca Dio. Que

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“Chi cerchi?” E’ la domanda che il Risorto nel Vangelo di Giovanni fa a una donna, Maria di Magdala, prototipo di chiunque si metta in cerca Dio. Questa donna non cerca la verità della risurrezione. Lei cerca Gesù. Lo vuole trovare, lo vuole vedere, toccare, afferrare, prendere, portare con sé perché sa che la Verità è una Persona: Gesù, il Risorto. La domanda del mattino di Pasqua “Chi cerchi?”, oltre che proposta di un cammino che ci mette alla sequela di Gesù e che la Chiesa ci chiede di compiere in preparazione al Sinodo sui giovani del prossimo ottobre, è la domanda che il Risorto continua a rivolgere all’uomo di ogni tempo, ad ognuno di noi: tu cerchi qualcuno che ti asciughi le lacrime, che ti ami con amore fedele, che ti salvi. E Quello che cerchi è il Risorto che ti invita a fare Pasqua aprendo la tomba del tuo cuore. E se esaminiamo davvero in noi per scoprire Chi è l’oggetto della nostra ricerca, Egli ci aiuterà a trovare proprio Lui, il Risorto per amore nostro, e ci aiuterà a rotolare la pesante pietra del sepolcro della nostra vita. Insomma, ci accorgeremo che è Dio che è in cerca di noi… Cristo Risorto, speranza dell’uomo, capovolge il senso della vita e ci dona un futuro inaspettato perché non è tanto la nostra ricerca quanto quella di Dio nei nostri confronti che ci ricolma di bene e ci offre ogni consolazione. Fratelli, Cristo è Risorto! Egli è il fondamento della nostra fede e della nostra speranza!

In Lui il sepolcro è stato sconfitto ed è nata la vita! Per questo evento siamo chiamati ad essere uomini e donne nuovi che sanno affermare il valore della vita! Sì, siamo uomini e donne di vita, uomini e donne di resurrezione se in mezzo alle vicende che travagliano il mondo e la vita di ognuno, in mezzo alla mondanità che allontana da Dio, sapremo porre gesti di solidarietà, di accoglienza, di pace, di rispetto del Creato, liberato dall’insano degrado. Sono quei segni che sostenuti e animati dalla fede sono ben più efficaci delle nostre semplici capacità, perché il Risorto è presente e operante nella storia, riscatta le nostre miserie, raggiunge ogni cuore e ridona speranza a chiunque è oppresso dall’ingiustizia o è sofferente per malattia. Ma tra sofferenza e speranza c’è bisogno di un segmento intermedio, quello della umanizzazione della sofferenza. E questo lo possiamo fare noi tutti come Chiesa sanante che annuncia il Dio della con-solazione attraverso la sfida educativa della “prossimità” a chi è nella sofferenza. “E’ un tempo il nostro”, ha detto Papa Francesco, “caratterizzato da incertezza e fragilità, da tante ferite interiori”… Non bisogna piangersi addosso. Per fede crediamo che siamo e saremo sempre figli di Dio, nonostante peccato e incoerenza”.

La soluzione è “apprezzarci perché siamo amati, farci trarre dall’abisso delle ferite e dei rimpianti dalla mano del Signore, scegliere la vita, cercare il prossimo, accogliere ogni giorno come un’occasione per donare, lottando per togliere il lamento dalla vita, il veleno dai giudizi, il torbido dai pensieri, le chiacchiere dagli incontri, il risentimento dal cuore” (prefazione alla ristampa del best seller ‘Vietato Lamentarsi’). In questo tempo pasquale, allora, ripetiamo nel nostro cuore “Cristo è Risorto!” Egli è vivo tra noi: questo è il mirabile mistero di salvezza che trasforma i cuori e la vita di ognuno.

E mentre invoco su tutta la nostra Arcidiocesi la benedizione del Signore Risorto che infonda nel nostro tempo la ripresa della costruzione di una società pacifica e solidale, auguro a tutti di trascorrere santamente e nella gioia questa festa, fondante la nostra fede e la nostra speranza. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me!

+ Michele Castoro, arcivescovo

 
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