Un altro tassello è stato posto dal Polo Museale della Puglia nel compito di divulgazione, promozione e valorizzazione dei beni culturali nella provi
Un altro tassello è stato posto dal Polo Museale della Puglia nel compito di divulgazione, promozione e valorizzazione dei beni culturali nella provincia di Foggia: la trasmissione della Rai, Linea Blu in onda sabato 18 novembre alle ore 14:00 su Rai Uno, entrerà nelle case di oltre due milioni e mezzo di italiani per far conoscere il Castello di Manfredonia, il Parco di Santa Maria di Siponto e l’importanza storica dell’antico porto sipontino e dell’intera Manfredonia.
Il direttore del Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia e del Parco S. Maria di Siponto, Alfredo de Biase, sottolinea l’importanza di valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese anche grazie alle attività divulgative, come quella in specie messa in campo dalla RAI e fortemente voluta dallo stesso direttore. Inoltre precisa che l’affezione, l’amore e la valorizzazione delle proprie radici identitarie e del territorio che ci ha dato i natali scaturiscono innanzitutto dalla conoscenza.
“In questi pochi mesi di direzione (dallo scorso mese di giugno) – asserisce de Biase – ho constatato che, purtroppo, molti pugliesi e addirittura diversi abitanti della stessa Daunia, non sono mai entrati nel Castello fondato da Manfredi, figlio del grande Imperatore Federico II di Svevia, o non hanno mai visitato la Siponto antica, nata dalla cultura Dauna da cui l’intera provincia di Foggia discende e ne prende il nome, diventata colonia romana nel 194 a.C.”.
Durante l’intervista con la RAI, condotta da Donatella Bianchi affiancata da Nicolò Carnimeo, de Biase ha toccato i momenti salienti della fondazione e dello sviluppo di Manfredonia, determinati dall’impaludamento del porto sipontino e dall’abbandono dell’antica città. In seguito ha focalizzato l’attenzione sull’importanza del Castello, elemento imprescindibile per la nascita della città sveva, e del nuovo porto marittimo. In un rapido excursus storico ha evidenziato le diverse fasi architettoniche del Castello in relazione alle varie epoche: dalla sveva all’angioina, dall’aragonese alla spagnola, fino ai nostri giorni. “Ogni pietra del castello, così come ogni reperto in esso esposto, racconta la millenaria e affascinante storia delle nostre radici” ha concluso il direttore de Biase.
Altrettanta storia è visibile nei resti della Siponto antica che in più vive di un nuovo e rinnovato interesse di portata internazionale grazie al riuscito intervento realizzato nel Parco Archeologico di Santa Maria di Siponto dall’artista Edoardo Tresoldi. Qui l’artista, con la qualificata guida dei tecnici del MiBACT e secondo una formula mai sperimentata prima in Italia, ha saputo far dialogare armonicamente l’arte contemporanea con la vicina basilica romanica, con i preziosi resti della sottostante basilica paleocristiana e con il paesaggio circostante.
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