In carcere Andrea Quitadamo, fratello minore di Antonio Quitadamo, quest’ultimo “primula rossa” di Mattinata. I due, noti col soprannome “Baffino”, s
In carcere Andrea Quitadamo, fratello minore di Antonio Quitadamo, quest’ultimo “primula rossa” di Mattinata. I due, noti col soprannome “Baffino”, spuntano spesso nelle cronache locali. Chi per un motivo, chi per un altro. Stavolta è il piccolo dei due a prendersi la scena. Il giovane, 27 anni, si è visto aggravare la misura cautelare che dai domiciliari si è tramutata nel carcere. La storia è quella relativa al tentato omicidio di Antonio Pio Prencipe, 30 anni, colpito su schiena e volto con un’accetta nell’aprile del 2016. Nelle ultime ore per “Baffino junior” è scattato l’aggravamento della misura cautelare. La persona offesa, infatti, ha denunciato in tribunale di essere stato aggredito da tre individui – secondo la vittima mandati da Andrea Quitadamo – due giorni prima dell’udienza in tribunale. Da qui il provvedimento eseguito dai carabinieri.
Aggredito a colpi d’accetta per questioni “rurali”. I carabinieri del comando provinciale di Foggia arrestarono due uomini per l’agguato ad Antonio Pio Prencipe, colpito su schiena e volto con un’accetta. Il fatto risale al 6 aprile 2016, poco prima della mezzanotte. Prencipe stava bevendo una birra all’esterno di una pizzeria nel pieno centro cittadino. Era giunto pochi attimi prima a bordo della sua Fiat Punto. Dieci minuti prima dell’arrivo dei suoi aggressori, giunti sul posto con una Fiat Sedici bianca. Dall’auto uscirono Andrea Quitadamo, 27 anni, Fabio Pio Di Mauro, 23 anni e Bartolomeo Lapomarda, 22 anni, quest’ultimo con in mano l’accetta. L’aggressione si consumò in pochi attimi poi i tre fuggirono via indisturbati. Presenti almeno quattro persone oltre al titolare della pizzeria e un dipendente. Prencipe riuscì a rientrare nel locale ma subito dopo si accasciò al suolo. Poi i soccorsi e il ricovero a Casa Sollievo.
I carabinieri si servirono dei filmati della videosorveglianza per giungere ai responsabili dell’agguato. Assoluta omertà dalle persone presenti all’esterno del locale. Grazie alle immagini delle telecamere, i militari si recarono a casa di Andrea Quitadamo notando la Fiat 16 di sua proprietà all’esterno dell’abitazione, col cofano del motore ancora caldo. Ma il giovane non c’era. Fu poi rintracciato durante perquisizioni in ambito rurale, estese in una serie di masserie localizzate in un’area piuttosto impervia. Lì fu trovato e messo alle strette dagli inquirenti. Dopo una prima resistenza, Quitadamo vuotò il sacco chiamando in causa anche i suoi complici. Di Mauro venne rintracciato nella sua abitazione all’alba mentreLapomarda si costituì successivamente nel commissariato di Manfredonia.
Il movente nell’ambito rurale. I soggetti, compresa la vittima, sono tutti allevatori. Soprattutto tra Quitadamo, Lapomarda e Prencipe c’erano in sospeso alcune questioni, come quella relativa allo sconfinamento degli animali durante il pascolo. In buona sostanza i classici problemi tra confinanti, piuttosto frequenti nelle campagne del Gargano, confermati anche dallo stesso Prencipe, sentito durante la degenza in ospedale. I protagonisti di questa vicenda erano tutti già noti alle forze dell’ordine. Quitadamo e Di Mauro furono sottoposti a fermo di indiziato di delitto per tentato omicidio in concorso. L’arma non fu mai ritrovata.
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