L’idea è stata lanciata a giugno dal rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio: creare un Politecnico di Puglia, per fare massa critica e s
L’idea è stata lanciata a giugno dal rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio: creare un Politecnico di Puglia, per fare massa critica e sfidare Milano e Torino sul terreno della ricerca scientifica e dell’innovazione. Un’idea che era piaciuta fin dal primo momento al presidente Michele Emiliano, e che la Regione si prepara a cavalcare: nei prossimi giorni, probabilmente durante la Fiera del Levante, lancerà un appello per coinvolgere il mondo delle imprese, garantendo i fondi necessari a far germogliare l’iniziativa.
Si tratta, in buona sostanza, di aggregare il Politecnico diBari (e le sue sedi decentrate) con il Dipartimento di Ingegneria di Lecce. Il primo, istituzione storica e di grande valore, sconta una dimensione ancora troppo piccola rispetto ai grandi politecnici italiani. Il secondo, dotato di buone competenze scientifiche, sconta l’isolamento nell’ambito di una istituzione accademica generalista ed è penalizzato dal meccanismo ministeriale di assegnazione dei fondi per la ricerca, tanto da aver visto una brusca frenata nell’attività di promozione dello sviluppo territoriale, senza parlare delle strutture (i tre laboratori strategici) che non si riescono ad aprire per via delle difficoltà economiche in cui versa l’Università del Salento.
Nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico, il rettore Di Sciascio aveva parlato della necessità di «coniugare le migliori realtà tecnico scientifiche regionali per aumentarne la competitività e realizzare la massa critica di competenze e ricercatori sempre più necessaria in un mondo di grandi aggregazioni», chiamando a raccolta le istituzioni del territorio. Emiliano aveva risposto positivamente, soprattutto dopo aver ascoltato l’opinione delle imprese: aggregare le competenze dei due Atenei in un unico soggetto territoriale che si occupi dell’avanzamento tecnologico di tutta la Regione – questa la posizione del presidente – è un obiettivo pregevole, che merita attenzione per l’effetto benefico sul sistema produttivo, per la possibilità di aumentare la capacità di trasferimento tecnologico e anche per lo sviluppo di «spin-off», le aziende nate dalla ricerca universitaria, modello che in questi anni i Dipartimenti di Ingegneria hanno ben sviluppato.
La Regione è insomma molto interessata al progetto: l’aggregazione – questo il tema – eviterebbe una duplicazione di competenze, consentendo al nascente Politecnico della Puglia di investire in nuove risorse a completamento di quelle esistenti in modo da rafforzare la capacità di ricerca del territorio. Si tratterebbe del primo tentativo del genere in Italia, con l’obiettivo di generare economie di scala, senza contare la miglior competitività per i fondi europei di «Horizon 2020». In più, ci sarebbe un miglior posizionamento internazionale, che potrebbe aumentare il numero di studenti stranieri che vengono a studiare in Puglia.
Ora si tratta di passare, dunque, alla fase applicativa. La Regione potrebbe proporre un tavolo per riunire il mondo accademico, quello delle imprese, i sindacati e le istituzioni locali. Le posizioni sono, ovviamente, variegate, con un folto numero di favorevoli e contrari sia nel Politecnico di Bari (dove prevalgono i primi) sia nell’Università di Lecce (dove lo scetticismo è più palpabile). La proposta resta però da valutare nel suo complesso, soprattutto in relazione agli effetti sullo sviluppo del territorio: e per questo la Regione potrebbe mettere sul piatto anche i fondi europei.
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