Uccisioni tipiche della mafia garganica. L’autopsia ha fatto luce sulla modalità utilizzata dal commando armato per eliminare – nell’agguato del 9 ag
Uccisioni tipiche della mafia garganica. L’autopsia ha fatto luce sulla modalità utilizzata dal commando armato per eliminare – nell’agguato del 9 agosto a San Marco in Lamis – il boss Mario Luciano Romito, suo cognato Matteo De Palma e gli innocenti Aurelio e Luigi Luciani, agricoltori giunti nel posto sbagliato al momento sbagliato. I killer hanno utilizzato un fucile calibro 12 (un classico nella mala garganica) e una mitraglietta.
Colpo di grazia per Romito – modus operandi delle faide del promontorio – ammazzato con due fucilate alla testa. Fucilata alla nuca, invece, per De Palma. Aurelio Luciani è stato raggiunto da tre proiettili esplosi da una mitraglietta, due al fianco e uno al gluteo. Infine Luigi Luciani, freddato alla nuca sempre a colpi di mitraglietta.
Un agguato che – stando agli organi inquirenti – sarebbe stato portato a termine da killer professionisti. Indagini in corso, coordinate da procura di Foggia e DDA di Bari. I carabinieri hanno ascoltato una decina di persone tra amici e parenti delle vittime, ma finora non è stato possibile trarre nessun elemento utile per le indagini. Stesso risultato alla fine delle perquisizioni effettuate, più di una decina.
Stamattina, intanto, tumulati i corpi di Romito e De Palma. Il questore ha vietato i funerali pubblici. Nel pomeriggio, invece, San Marco in Lamis ricorderà i fratelli Luciani. Proclamato il lutto cittadino.
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