appello dei lavoratori di quella fabbrica - analizza la situazione e si avanzano dei suggerimenti - chiediamo alle tre aziende del vetro che comprino
appello dei lavoratori di quella fabbrica – analizza la situazione e si avanzano dei suggerimenti – chiediamo alle tre aziende del vetro che comprino – un affare per tutti – proposta progettuale che si inserisce nel contesto delle ZES – non sono state formalizzate ai curatorI>>
<Comprate la Manfredonia vetro>: è l’accorato e disperato appello dei lavoratori di quella fabbrica ex Sangalli, fermata nell’ormai lontano novembre 2014, che non hanno rinunciato alla speranza sostenuta con ostinata convinzione che <volendo la si può rimettere in funzione>. Quest’ultimo appello è rivolto alle <tre aziende che producono vetro tutte situate al nord d’Italia, ad Assovetro, al Mise, al sindacato, a sedersi ad un tavolo comune per un proficuo confronto>.
Nella nota che i lavoratori della Manfredonia vetro hanno diramato dal presidio che mantengono dinanzi alla fabbrica ubicata nell’area dell’ex stabilimento Enichem, si analizza la situazione e si avanzano dei suggerimenti. <Essendo solo tre – esaminano – le aziende in Italia che producono vetro e d’accordo fra di loro per i loro interessi economici, il prezzo lo fanno loro, non hanno convenienza che apra un’altra fabbrica che potrebbe incidere al ribasso sul prezzo del vetro. E allora – ragionano quei lavoratori – per non rompere il loro equilibrio chiediamo alle tre aziende del vetro che comprino loro la fabbrica di Manfredonia, l’unica ubicata al sud d’Italia. Sarebbe – rilevano – un affare per tutti: oltre al prezzo di acquisto di dieci milioni di euro per un impianto costato 90 milioni di euro, forte di quattro linee di produzione, ben collegato al porto, all’autostrada, e con una dotazione di maestranze con dodici anni di esperienza. Aprire uno stabilimento al sud abbatterebbe tanti costi a ragione della sua posizione strategica al centro di un mercato che guarda all’area greca e oltre, in grande espansione economica>.
La nota conclude ricordando <allo Stato e alle istituzioni varie che in un territorio così depresso quale è quello di Manfredonia, perdere trecento posti di lavoro tra addetti diretti e indotto, sarebbe un suicidio politico e sociale con gravi ripercussioni sull’intero contesto territoriale>.
Una proposta di integrazione industriale alquanto ragionata, intrigante quanto meno dal punto di vista di quei lavoratori che non è poi lontano da una realtà tutta da costruire. Intanto va rilevato che c’è una proposta che non si basa sul solito e ormai sempre più abusato criterio dell’assistenzialismo, ma su una concreta opportunità operativa da considerare ed eventualmente da perfezionare adeguandola alle esigenze industriali e di mercato. Una proposta progettuale che si inserisce nel contesto delle ZES, ovvero Zone economiche speciali, di cui tanto si discute in questi giorni, ideate per supportare lo sviluppo del Mezzogiorno. Il fatto è che – ed è la lamentela non solo dei lavoratori senza lavoro della Manfredonia vetro ma anche delle migliaia di inoccupati ormai da anni – non si vede nei rappresentanti delle istituzioni locali quell’interesse e quella applicazione necessaria a dare sbocchi concreti alle attività lavorative del territorio.
Una riprova la si è registrata nell’ennesimo “tavolo tecnico” al Mise riguardante la sorte delle società del gruppo Sangalli vetro (piano, satinato e magnetronico) in procedura fallimentare. Un “tavolo” di serie B, nel quale sono state ripetute le ormai solite “disponibilità” a supportare le eventuali proposte degli investitori <che non sono state formalizzate ai curatori> è specificato nel verbale del “tavolo”. Fra tante parole, c’è ora una proposta sulla quale sarebbe utile che le istituzioni interessate si pronuncino. Avendone la volontà.
Michele Apollonio
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