UN PIANO PER RILANCIARE LA PESCA CONVEGNO A MANFREDONIA

convegno dell’Unci Agroalimentare - regolamentazione chiara e univoca - una serie di misure di controllo - risultato inferiore alle aspettative - stoc

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convegno dell’Unci Agroalimentare – regolamentazione chiara e univoca – una serie di misure di controllo – risultato inferiore alle aspettative – stock sono destinati a ridursi ulteriormente – ridurre lo sforzo di pesca

Un piano pluriennale come unico strumento comprendente tutte le disposizioni per la gestione delle attività di pesca a livello dell’Unione Europea: andrebbe a sostituire il regime attuale basato sulle norme contenute in tre piani di gestione nazionali adottati mediante tre regolamenti nazionali distinti ai quali si aggiunge un piano UE in materia di rigetti. Uno snellimento e soprattutto una regolamentazione chiara e univoca necessari per rilanciare l’attività di pesca in forte difficoltà per una serie di motivi.
E’ quanto è emerso nel corso del convegno dell’Unci Agroalimentare, l’associazione che rappresenta e tutela le cooperative e i consorzi aderenti all’Unci dei settori della pesca, dell’acquacoltura e maricoltura, svoltosi presso il LUC di Manfredonia presente una folta rappresentanza delle diverse categorie della pesca. Col presidente nazionale Unci, Pasquale Amico, erano il vice presidente Ciro Amodeo, il presidente dell’Unci Agroalimentare Gennaro Scognamillo, il presidente di Abruzzo pesca Vincenzo Crescentini, il presidente dell’associazione Lampare Italia ALI Michele Gazzareta, l’armatore-pescatore Claudio Lattanzio, i responsabili di Azzurro pesca Puglia Donato Fanizza e Lelio De Laurentis, l’imprenditore di maricoltura Algesiro Cariglia. Le relazioni tecniche sono state svolte da Davide Errico, biologo marino e osservatore di bordo per la quota ICCAT “Tonno rosso” Unci Agroalimentare, e dalle biologhe tossicologiche dell’Unci Agroalimentare Elvira bonito e Melania De Vito.
Il quadro di gestione della pesca italiana vigente – è stato spiegato – si basa su sistemi di regolazione dello sforzo di pesca, variabile che dipende da una serie di fattori tra cui: numero delle unità produttive, capacità potenziale media in base alle dimensioni delle imbarcazioni, ai mezzi impiegati, al numero dei componenti l’equipaggio, l’intensità media delle operazioni di pesca, il tempo trascorso in mare. Su tali attività sono esercitate una serie di misure di controllo.
<Questa strategia – è stato evidenziato – avrebbe dovuto portare, nel medio e lungo periodo, ad un miglioramento dello stato complessivo delle risorse e al raggiungimento di un equilibrio sostenibile tra la capacità e la possibilità di pesca. L’impatto positivo atteso sulle risorse, nella realtà è risultato inferiore alle aspettative>.
Tra le attività focalizzate quelle relative alla pesca di stock Piccoli Pelagici, in particolare acciughe e sardine. <Il report finale del Gruppo di lavoro sulla valutazione degli stock Piccoli Pelagici pubblicato nel 2016 – ha rilevato il biologo Davide Errico – si può osservare che lo stock relativo alle sardine e alle acciughe nelle aree del medio e basso Adriatico si sia ridotto negli anni dal 1980 al 2015. Gli scienziati – ha aggiunto – indicano che gli stock sono destinati a ridursi ulteriormente se non sin agisce diversamente>.
La tutela delle biodiversità e l’integrità degli ecosistemi marini – è stato pertanto ammonito – devono essere considerati presupposti fondamentali per una attività di pesca responsabile e per le scelte politiche da effettuare. Di qui le direttive UE mirate a ridurre lo sforzo di pesca in misura significativa.
Michele Apollonio

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