Mentre il Gargano e la Capitanata si stracciano le vesti per la mancata assegnazione, per il terzo anno consecutivo, delle ambite bandiere blu – senza
Mentre il Gargano e la Capitanata si stracciano le vesti per la mancata assegnazione, per il terzo anno consecutivo, delle ambite bandiere blu – senza peraltro interrogarsi sulle cause della debacle – nessuna forza politica e nessun amministratore, evidenzia il WWF Foggia, hanno pensato di spendere una sola parola di commento sull’enorme problema dell’abusivismo e del controllo del territorio messo impietosamente in evidenza da Report lunedì 8 maggio, dimostrando così di non capire che l’assenza di legalità costituisce il principale freno allo sviluppo del nostro territorio.
Ma quello che ha fatto vedere Report a Manfredonia è purtroppo solo una goccia nel mare: il capillare controllo della costa da parte della criminalità garganica, attraverso lidi, insediamenti, recinzioni e parcheggi abusivi, oltre a vessare i visitatori e fare concorrenza sleale agli operatori turistici onesti, è strettamente funzionale al traffico di droga con l’utilizzo, durante tutto l’anno, di quegli stessi litorali per far sbarcare gli stupefacenti provenienti dall’altra parte dell’Adriatico. E l’aggressione al territorio non si ferma: l’ultima segnalazione fatta dal WWF all’Ente parco è il decespugliamento di un’area a macchia mediterranea sulla costa della baia di Manaccora, a Peschici.
Quella che sconforta è la reazione dell’ex presidente del Parco del Gargano, per sette anni alla guida dell’Ente, che, piuttosto di esprimere solidarietà al giornalista di Report pesantemente minacciato da un sordido personaggio, reagisce attaccando chi quel servizio ha contribuito a realizzare.
Le minacce rivolte al giornalista di Report ricordano quelle che altri giornalisti hanno subito, nel corso degli anni, ogni volta che raccontavano l’abusivismo cronico e tentacolare di Torre Mileto, i tentativi di urbanizzazione della piana di Calenella o le speculazioni edilizie a Peschici. Quelle minacce non sono folclore o ingenua coloritura passionale. Quelle minacce, che nei confronti di un ex sindaco di Lesina si trasformarono in attentati incendiari, costituiscono il vero banco di prova dei dirigenti futuri del parco. Sia Trombetta, ex sindaco di Lesina, che Fusilli, ex presidente del parco, per anni cercarono la via del dialogo ma alla fine, quando capirono che occorreva passare alle ruspe dei militari, si ritrovarono prima isolati e poi emarginati dalla vita politica. I loro successori, per una causa o per l’altra, non esclusa la paura di attentati o violenze a carico anche di familiari, hanno percorso altre strade che poco o nulla hanno prodotto.
Invano, in questi anni, le associazioni ambientaliste hanno chiesto agli amministratori del Parco del Gargano di esercitare fino in fondo il loro ruolo di primi difensori del territorio, approvando finalmente il Piano del Parco predisposto da Fusilli e pronto da ben tredici anni, adottando le ordinanze di ripristino dello stato dei luoghi che la legge riserva agli enti gestori delle aree protette e costituendosi parte civile in tutti i procedimenti penali per reati commessi contro i beni ambientali tutelati dal parco. Nessuna concreta risposta è pervenuta in tal senso.
Inutile girarci attorno. Il prossimo presidente del parco dovrà avere un profilo a prova di intimidazioni e condizionamenti perché dovrebbe essere chiamato da chi lo nominerà – è questo l’auspicio del WWF – ad agire con fermezza e determinazione. Se lo Stato, tramite i suoi rappresentanti istituzionali, non si riapproprierà del territorio, non ci potrà essere alcuna speranza di cambiamento. E dovremo rassegnarci a questo andazzo che lentamente ma inesorabilmente porterà alla devastazione di quel che resta della bellissima natura garganica
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