Tac e risonanze, l’Asl investe 40 milioni ma non c’è personale per farle funzionare

Quaranta milioni di euro investiti in pochi anni per dotare la provincia di Foggia di grandi macchine per effettuare esami diagnostici. Tac, mammogra

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Quaranta milioni di euro investiti in pochi anni per dotare la provincia di Foggia di grandi macchine per effettuare esami diagnostici. Tac, mammografi e risonanze magnetiche di ultima generazione da far invidia al Mezzogiorno d’Italia. Alcune di queste, sono state acquistate grazie ai fondi europei e riposte negli scantinati dell’Asl per molto tempo. Sottoutilizzate o, addirittura, ancora inutilizzate. Un piano di investimenti spaventoso, dunque, portato a termine dall’ex direttore generale Attilio Manfrini. Ai tempi, l’assessore regionale alla Sanità Elena Gentile (ora europarlamentare) annunciò l’utilizzo delle macchine “anche di notte”, nel tentativo di ridurre la mobilità passiva, i viaggi dei pugliesi in cerca di assistenza sanitaria fuori regione.

Quell’operazione, tuttavia, ha prodotto ben poco in una provincia dalla quale si fugge per prestazioni banali (radiografie) in direzione Molise o Basilicata. Così, in Capitanata sono state sottoutilizzate, per molto tempo, la Tac di ultima generazione di Foggia (Macchia Gialla), la Tac aperta dell’ex Inam, il mammografo di Lucera, e “le migliori Tac e risonanze magnetiche del Sud” (come le ribattezzò l’allora governatore Nichi Vendola) dell’ospedale “Tatarella” di Cerignola. Sempre nella città della Cicogna una Tac sarebbe “abbandonata” nell’ex Tommaso Russo. “Dovrebbero lavorare 14-15 ore al giorno per essere utilizzate al meglio”, ci dicono alcuni tecnici. Spesso, però, non vengono superate le 3-4 ore di produttività.

Già allora, era il 2014, si cominciò a parlare di un “piano di utilizzo” concertato con gli Ospedali Riuniti che, paradossalmente, si ritrovano a fare una marea di esami senza la possibilità di attingere ai fondi comunitari per acquistare nuove strumentazioni. L’attuale manager dell’azienda di Viale Fortore, Vito Piazzolla, ha predisposto il documento programmatico, ma i problemi restano. “Nel nostro piano di utilizzo ci sono anche le piccole macchine, vogliamo sfruttare al meglio una delle reti più imponenti della Puglia – ha spiegato a l’Immediato -, solo che non abbiamo il personale necessario. Le criticità maggiori riguardano i radiologi e i tecnici, risorse sempre più rare. Anche l’aspetto organizzativo fa registrare lacune importanti. Senza un’equipe adeguata è difficile raggiungere buoni livelli di produttività. Da questo punto di vista siamo in seria difficoltà”.

L’intenzione è quella di collegare in rete tutti gli impianti, rendendo possibile la refertazione anche in remoto. “Abbiamo bisogno di un modello che funzioni – continua Piazzolla -, al momento abbiamo diviso in due la provincia (area nord e sud), affidando l’incarico per l’implementazione agli ingegneri Petrosillo e De Santis. C’è tutto per fare bene tranne gli uomini”. Concorsi e assunzioni sono ancora al palo, nonostante le rassicurazione del governatore e assessore alla Sanità, Michele Emiliano. I numeri danno il senso della paralisi. Attualmente sono aperti ben 37 concorsi per la mobilità, 23 avvisi per le strutture complesse e 20 procedure di stabilizzazione. “Teoricamente ci hanno autorizzato a spendere 226 milioni di euro per il personale – conclude il dg dell’Asl -, di questi 25 milioni devono esserci ancora confermati. Partiremo dagli anestesisti, dai medici di Pronto soccorso e dai radiologi, dove siamo carenti di 8 unità. Se non completiamo queste procedure, il governo di quest’azienda sarà un’impresa sempre più ostica”.

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