Tra le 13 persone arrestate ieri nell’ambito dell’operazione denominata “coast to coast”, eseguita dalla Squadra Mobile di Foggia e del Commissariato
Tra le 13 persone arrestate ieri nell’ambito dell’operazione denominata “coast to coast”, eseguita dalla Squadra Mobile di Foggia e del Commissariato di Manfredonia contro una presunta organizzazione di narcotrafficanti a carattere transazionale, c’è anche il viestano Francesco Tantimonaco (a cui sono stati concessi i domiciliari) custode della Baia di San Felice di Vieste.
La Baia di San Felice, una delle spiagge più belle di tutto il Gargano, infatti, secondo le indagini coordinate dai pm della Dda di Bari Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti con la collaborazione dei sostituti della Procura di Foggia Rossella Pensa e Ileana Ramundo, era utilizzata dal gruppo criminale per far sbarcare le imbarcazioni che trasportavano carichi di droga provenienti dall’Albania.
Un altro duro colpo per la cittadina garganica meta di turismo internazionale che continua ad essere vittima di una pressione criminale troppo spesso nascosta dietro diffusi silenzi. A confermarlo sono anche le parole pronunciate dal procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, durante la conferenza stampa sull’operazione coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica di Foggia: “Le mafie di Capitanata rischiano di distruggere l’economia di una delle località balneari più belle d’Italia, Vieste”.
Il blitz della Polizia messo a segno ieri nel Foggiano ha dato esecuzione a 13 ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettanti soggetti (7 in carcere e 6 ai domiciliari) accusati di associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. I soggetti in questione risiedono in diversi comuni del foggiano, e non solo: Manfredonia, Cerignola, Monte Sant’Angelo, San Severo e Barletta. E questo è un ulteriore segnale, secondo il questore di Foggia Piernicola Silvis “che esistono soggetti che fanno da cerniera, in grado di unire le tre mafie: garganica, cerignolana e foggiana”.
L’inchiesta è stata avviata nel 2014 con il sequestro, l’11 giugno, di un carico di oltre 1000 chili di marijuana (oltre 5 milioni di dosi da strada) trovato a bordo di un potente motoscafo proveniente dalle coste albanesi e che doveva approdare sulla spiaggia di Vieste. Il quantitativo di droga sul mercato al dettaglio avrebbe fruttato qualcosa come oltre 10 milioni di euro. In quell’occasione furono arrestati i due conducenti dell’imbarcazione: Ciro Del Bravo, italiano di 47 anni, e Ismail Shequ, albanese di 27 anni. Quell’operazione consentì di attribuire il ruolo di vertice dell’organizzazione al pregiudicato Libero Frattaruolo, di Monte Sant’Angelo, già condannato per mafia e ritenuto figura apicale del clan Libergolis.
Tra i presunti capi dell’organizzazione non solo Libero Frattaruolo, ma anche suo fratello Antonio, Gaetano De Vivo e Pasquale Maria, oltre al noto trafficante albanese Roland Lame insieme a suo figlio Fabio. Tra gli arrestati condotti in carcere anche Giuseppe Grieco, il carrozziere di Manfredonia ritenuto dagli inquirenti il referente dell’organizzazione per le riparazioni dei motori dei natanti usati per il trasporto della droga.
L’intera operazione secondo il procuratore Volpe “dimostra ancora una volta l’intenso narcotraffico dall’Albania alle coste pugliesi”. “Lungo le coste delle tre province del distretto, Bari, Bat e Foggia – ha aggiunto Volpe – sono state sequestrate negli ultimi due anni circa 12 tonnellate di droga e riteniamo che molti carichi siano sfuggiti ai controlli”.
Secondo la Dda, la scelta di Vieste è sintomo del “tentativo di infiltrazione della mafia in tutte le attività del territorio, da quelle lecite del turismo a quelle illecite del traffico di stupefacenti”. Da qui l’appello che la magistratura rivolge a tutti i cittadini: “collaborare, denunciando, per salvare l’economia di un intero territorio come quello del Gargano
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