Continua a scorrere sangue nella capitale del Gargano, Vieste. Nella serata del 27 gennaio l’ennesimo omicidio. A morire Onofrio Notarangelo, 46enne f
Continua a scorrere sangue nella capitale del Gargano, Vieste. Nella serata del 27 gennaio l’ennesimo omicidio. A morire Onofrio Notarangelo, 46enne fratello di Angelo “cintaridd”, storico boss del clan omonimo, ucciso a gennaio 2015. Ma è negli ultimi mesi che la guerra mafiosa sembra essere entrata nel vivo. Il 3 settembre 2016 l’uccisione di Giampiero Vescera, 27 anni, cognato di Marco Raduano, il giovane boss che avrebbe ereditato il posto lasciato vacante da “cintaridd”. Vescera, che era già noto per droga, armi, furti ed estorsioni, era stato arrestato il 18 agosto 2015 per un colpo ai danni di un carico di sigarette proprio in compagnia di Raduano. I killer lo hanno eliminato nei pressi di un uliveto con quattro colpi di fucile.
Il 16 gennaio di quest’anno, invece, ecco la morte di un altro Vescera, il 33enne Vittorio, senza alcun legame di parentela con Giampiero. Anche lui, però, ritenuto vicino a Raduano. L’uccisione in via San Nicola da Mira a pochi passi dalla propria abitazione nella quale stava rientrando a piedi.
Infine Onofrio Notarangelo che ha trovato la morte ieri, in via Verdi, mentre era solo in una Fiat Punto, nei pressi di casa sua.
Marco Raduano e Angelo Notarangelo, nuovo e vecchio boss di Vieste
Nell’ultima relazione pubblicata dalla Direzione Investigativa Antimafia nelle scorse ore (periodo analizzato primo semestre 2016), c’è un intero capitolo sul Gargano. “Lo scenario criminale dell’area garganica – si legge – appare caratterizzato dall’ascesa delle giovani leve desiderose di colmare i vuoti determinati dalla detenzione di elementi di vertice della mafia garganica, in particolar modo di quelli lasciati dal clan dei Montanari”.
Secondo gli uomini della Dia, sarebbe in atto, pertanto, una fase di riassetto, sintomatica di un silente processo evolutivo di crescita criminale delle organizzazioni autoctone, non più gregarie, che starebbero acquisendo una maggior propensione a limitare la propria efferatezza, individuando nuovi obiettivi criminali anche all’interno della “cosa pubblica”.
“Nell’area di Vieste – è scritto nella relazione -, il forte indebolimento del clan Libergolis, conseguente alla detenzione dei vertici, avrebbe creato degli spazi operativi che potrebbero essere occupati dalle batterie organiche allo stesso clan dei Montanari. Le attività illecite predilette dalla criminalità garganica rimangono comunque il traffico di sostanze stupefacenti, le estorsioni ed i reati di natura predatoria, compiuti in particolar modo mediante gli assalti ai tir ed ai portavalori. In tali ambiti, è stata rilevata un’interazione anche con le realtà criminali presenti nel resto della provincia”.
E infine, “per quanto attiene al mercato degli stupefacenti, Vieste si conferma uno snodo strategico per i comuni limitrofi di Peschici e di Rodi Garganico, mentre Manfredonia si attesta come la piazza più importante per l’approvvigionamento dell’intera macro-area, cui concorrono anche corrieri albanesi”.
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