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LETTERA DEI LAVORATORI EX SANGALLI A "BABBO NATALE"

i sentimenti e le attese delle migliaia di lavoratori - anche quella realtà produttiva e lavorativa - per quel sogno meridionale - in continua ricerca

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i sentimenti e le attese delle migliaia di lavoratori – anche quella realtà produttiva e lavorativa – per quel sogno meridionale – in continua ricerca del riscatto sociale – affaccendati in altre faccende>>

  La lettera è scritta da Anna Starace, ex dipendente della Manfredonia vetro la cui famiglia <con le altre 399 passerà il nostro terzo natale senza lavorare>, per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, ma il particolare momento natalizio, pare più diretta a Babbo Natale. Una lettera che per il tono, i contenuti, le richieste, ben si presta a rappresentare i sentimenti e le attese delle migliaia di lavoratori che non hanno più lavoro e che pur cercandolo non lo trovano o che non hanno mai potuto lavorare. Anche per tutte queste persone allo sbando, l’ultimo pensiero di circostanza è quello di rivolgersi a un Babbo Natale immaginario, convinti in cuor loro che non ci sarà alcuna risposta. Come del resto dal governatore Emiliano, o dal sindaco Riccardi, per rimanere ai personaggi che hanno promesso, hanno fatto finta di prodigarsi. La realtà ad ormai 740 giorni da quando è calato il sipario su quello stabilimento ricchezza e vanto del territorio e di quanti vi hanno lavorato per una ventina di anni, è che quella, anche quella realtà produttiva e lavorativa, è cessata al pari di tante altre attività produttive che si erano insediate in ben due aree industriali. E se per la Manfredonia vetro, erede di Sangalli vetro, è stata tenuta in piedi a lungo una vertenza con tanti alti e bassi giusto per alimentare speranze che mai si sarebbero trasformate in certezze (a parte quella della chiusura), per tutte le altre aziende non c’è stato neanche il privilegio di un funerale istituzionale. Sono sfilate via alla chetichella, lasciando i lavoratori con i fondelli per terra.    E’ stato duro a morire quel bel monumento al lavoro sipontino. I suoi dipendenti, l’anima di quella fabbrica, si sono battuti come hanno lavorato: col cuore e la caparbietà di volerci riuscire. Sono stati traditi da quanti avrebbero dovuto fare ferro e fuoco per sostenerli. Anche i sindacati, tranne qualche apparizione d’ufficio, non ci fanno una bella figura. Quei lavoratori sono rimasti soli abbarbicati ad una chimera consunta, a lottare per sé ma anche per quel sogno meridionale che vedevano ancora una volta sfilarsi con quell’ultimo avamposto. <Quel meridione – grida Anna Starace – che lotta per l’affermazione del principio giuridico per il quale non si può violentare un territorio e derubare fondi pubblici per poi scappare al nord; quel meridione che attraverso la lotta è in continua ricerca del riscatto sociale. Questa è una vertenza che racchiude la questione meridionale così com’è>. E’ una <lotta per l’affermazione di un diritto sacrosanto quale è il lavoro> ed esorta pertanto Emiliano <a invitare il ministro De Vincenti a visitare il sito: gli faccia rendere conto di cosa parliamo>.    Parole tanto accorate quanto sensate e giustificate passate inosservate. Non avranno riscontri. I Babbo Natale di queste parti sono affaccendati in altre faccende ben lungi dal riguardare il lavoro.

Michele Apollonio
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