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BENI CULTURALI E POLITICA DELLA CULTURA

L’idea poteva apparire accattivante e perciò condivisibile. Anche perché attinta da altra provincia ove è stata attivata. Solo che una cosa è l’idea

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L’idea poteva apparire accattivante e perciò condivisibile. Anche perché attinta da altra provincia ove è stata attivata. Solo che una cosa è l’idea in sé e per sé, altra è la sua messa in opera. Specie quando si agitano non tanti velati retropensieri.
L’idea è dunque quella di creare una rete dei beni culturali finalizzata alla loro gestione. A sovrintendere al progetto il Parco nazionale del Gargano con sede a Monte Sant’Angelo. Un progetto che riguardasse e comprendesse <tutti i comuni del Gargano>. L’ente Parco ha perciò messo a disposizione 140mila euro per uno studio di fattibilità. E’ a questo punto che l’oggettiva idea progettuale prende sentieri particolari. E per tanti versi quanto meno poco chiari.
A dare notizia dell’idea-progetto è infatti il comune di Manfredonia e più precisamente la sua Agenzia del turismo. Viene annunciata, solo qualche giorno prima, la sottoscrizione presso il municipio di Manfredonia di un “accordo” per la gestione dei beni storico-architettonici esistenti a Manfredonia e Monte Sant’Angelo. Un protocollo che chiama in causa i rappresentanti dei comuni di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, dalla diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, del Parco del Gargano, del Segretariato regionale del MIBACT, del Polo museale per la Puglia, dell’Agenzia del turismo di Manfredonia.
Un programma al buio, senza alcuna intesa quanto meno con quello eletto a partner (perché non anche altri?). Ma Monte Sant’Angelo non ci sta: dai commissari prefettizi alle associazioni culturali, insorge violentemente. E questa volta per ragioni, formali e sostanziali, riconducibili non già a quell’arcaica e mai archiviata “rivalità” fra i due centri che tanto danno ha provocato, bensì a motivazioni che toccano la suscettibilità, la cultura, l’iniziativa di quella comunità i cui beni storico-culturali possono vantare i prestigiosi sigilli dell’UNESCO e del FAI.
Senza mezzi termini Monte Sant’Angelo ha denunciato, respingendolo con sdegno, il tentativo di “annessione” dei beni e dunque della città, che peraltro già attua con successo una propria attività di valorizzazione dei beni potendo contare su un flusso turistico continuo e massiccio. Perché questo improvviso interesse dell’Agenzia del turismo di Manfredonia per Monte Sant’Angelo? E perché il Parco del Gargano ha pensato al comune di Manfredonia come riferimento di una iniziativa che dovrebbe riguardare <tutti i comuni del Gargano>? Un grazioso omaggio del presidente manfredoniano? (Da tempo la città capoluogo del Gargano reclama un presidente garganico). Sono interrogativi che sottendono altri interrogativi che aprono scenari contigui alla politica (la liaison Pecorella-Mazzone-Riccardi), sui quali sarebbe opportuno fare luce e chiarezza. Magari sono prospettive legittime, ma allora perché tenerle macchinosamente nascoste.
La protesta della città dell’Arcangelo Michele ha pertanto condizionato la cerimonia di sottoscrizione dell’accordo preparata al municipio di Manfredonia, al punto che stava per saltare. Palesemente contrariati e delusi Eugenia Vantaggiato del MIBASCT Puglia, e Fabrizio Vona del Polo museale per la Puglia. Non aveva senso <una gestione integrata> senza la presenza di beni come la basilica micaelica Unesco, la badia di Pulsano FAI, il castello, la tomba di Rotari, il museo etnografico. Lo stesso arcivescovo Castoro, sempre più in funzione politica, non se l’è sentita di “rappresentare” i beni montanari, ma si sarebbe impegnato a parlarne con i futuri amministratori.
Una situazione imbarazzante che esprimeva tutta la precarietà della organizzazione di un progetto che perdeva i suoi presupposti qualificanti. Alla fine si è salvato il salvabile (ma con tante incognite) sottoscrivendo un “accordo” che riguarderà solo il Museo nazionale archeologico, la basilica di Siponto, l’abbazia di San Leonardo, gli ipogei Capparelli, il Museo Diocesano.
Rimane in bilico lo “studio di fattibilità” con il relativo sostanzioso budget di spesa a disposizione di una “cabina di regia” di cui fanno parte (deciso da chi e come?) con due rappresentanti della direzione regionale del MIBACT, il nuovo acquisto dello staff del sindaco Riccardi, Dea Furii, l’a.u. dell’Agenzia del turismo di Manfredonia Mazzone, e il consulente del Parco del Gargano Fabio Sciannameo. E’ previsto anche un “tavolo operativo”. Il problema da fronteggiare è quello della gestione dei servizi e della biglietteria presso la basilica di Siponto e si auspica anche degli altri siti. Occorre il personale da aggiungere a quello in servizio al Museo del castello, ha fatto presente il soprintendente Vona. Il Polo museale, ha dichiarato, non può assumere. Dovrebbe intervenire il comune. L’attesa è che si operi attraverso bandi pubblici sotto la responsabilità del Polo museale.
Ma l’attesa maggiore è importante è che i siti per i quali il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha investito ben oltre venti milioni di euro siano curati con la massima attenzione e il massimo degli accorgimenti organizzativi in modo da assicurare loro la più alta considerazione e fruibilità.
Michele Apollonio

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