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Puglia, treni lumaca per 2 anni

L’adeguamento delle linee secondarie pugliesi alle nuove norme di sicurezza richiederà non meno di 200 milioni di euro, forse 300, e soprattutto temp

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L’adeguamento delle linee secondarie pugliesi alle nuove norme di sicurezza richiederà non meno di 200 milioni di euro, forse 300, e soprattutto tempi lunghi: almeno 2 anni, se non di più. Mentre i gestori sono alle prese con l’applicazione delle nuove disposizioni dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria che ha imposto rallentamenti fino a 50 all’ora sulle linee non ancora dotate di sistemi elettronici, la Regione prova a preparare un piano di interventi. E non sarà né facile, né rapido: perché oltre al problema dei soldi, il passaggio di competenze tra Ustif (il ministero delle Infrastrutture) e Ansf ha di fatto bloccato tutto per i prossimi 6 mesi.

Ieri il caos creato dai rallentamenti si è leggermente attenuato. Sulla Bari-Barletta si registrano tempi più lunghi fino a 10 minuti per il tratto Bari-Ruvo (5-6 per la Bari-Aeroporto), ma la pubblicazione del nuovo orario (che tiene conto del limite di velocità) ha permesso agli utenti di non trovarsi spiazzati. Su Sud-Est, invece, i 50 km/h riguardano 4 linee del Salento, quelle caratterizzate dai passaggi a livello non protetti: qui si registra la situazione più critica. Ferrovie del Gargano, invece, partirà con le nuove disposizioni entro lunedì, ma l’impatto dovrebbe essere limitato.
C’è però un effetto indiretto, generale: i rallentamenti (e, per quanto riguarda Sud-Est, i perduranti disservizi) stanno dirottando gli utenti verso i bus, dove ora si cominciano a registrare sovraffollamenti. I gestori, dunque, saranno costretti a rinforzare i servizi su gomma.

Il ritorno dei treni locali alla normale operatività richiede l’adeguamento delle linee ex concesse alle nuove disposizioni di sicurezza. A livello nazionale, è emerso ieri a Roma nella riunione convocata dall’Asstra, serviranno tra gli 1,5 e i 2 miliardi di euro. Tuttavia, l’Ansf ha garantito che esaminerà tutti i piani di mitigazione dei singoli gestori, che quindi di fatto nei prossimi 6 mesi potranno continuare a far circolare i treni sotto la responsabilità del proprio direttore di esercizio. Sud-Est, per esempio, potrebbe mantenere i 70 all’ora sulle linee baresi aggiungendo il secondo macchinista, ma c’è prima da superare un problema di organici.

Eppure dal punto di vista dell’infrastruttura ferroviaria la Puglia non è messa troppo male: in altre regioni le secondarie sono davvero all’anno zero. Ma il problema pugliese non è solo completare l’installazione del Sistema di controllo della marcia dei treni (Scmt, il «pilota automatico» in grado di evitare le collisioni), quanto soprattutto l’eliminazione dei passaggi a livello privati: 400 sulle Sud-Est e 30 su FerGargano. Se si considera che per il solo attrezzaggio della linea Sud-Est con Scmt servono 60 milioni (40 dei quali già stanziati) – per completare la Bari-Barletta invece dovrebbero bastarne meno di 10 -, ecco giustificati i 2-300 milioni di cui si parla.

Ieri rappresentanti delle ferrovie locali guidati da Matteo Colamussi (presidente regionale di Asstra) hanno incontrato l’assessore ai Trasporti, Gianni Giannini. «Ho chiesto – dice Giannini – di conoscere la situazione nei dettagli: i progetti predisposti, il numero dei passaggi a livello da eliminare, le necessità economiche, oltre che gli accorgimenti messi in atto per rispettare le prescrizioni Ansf».

Stamattina, poi, Sud-Est dovrebbe presentare un piano per rimediare ai disservizi dell’ultimo mese. Anche la Regione vuole poi incontrare l’Agenzia per la sicurezza, così da fare il punto: ferma restando la sicurezza, la priorità è evitare il depotenziamento del trasporto su rotaia.


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