Il CARA di Mezzanone

Quell’iniziale nucleo di richiedenti asilo è diventato una folla di immigrati - Il CARA è governato dal Ministero degli interni - Servizi che hanno fu

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Quell’iniziale nucleo di richiedenti asilo è diventato una folla di immigrati – Il CARA è governato dal Ministero degli interni – Servizi che hanno funzionato per 3–4 anni – Quel che avviene nel Cara si ripercuote sulla borgata – non se ne può occupare quando esplode, addossando poi le colpe ad altri>>

Borgo Mezzanone è frazione di Manfredonia da cui dista 40 chilometri. Sono solo 10 invece i chilometri che lo separano da Foggia. Amministrativamente dipende quindi da Manfredonia, ma nella pratica quotidiana è legato a Foggia. Una situazione ibrida spesso causa di malintesi e contrasti.
A due chilometri da Mezzanone c’è il CARA, ovvero Centro di accoglienza richiedenti asilo, sorto su quella che un tempo è stata una base aerea NATO. Col tempo quell’iniziale nucleo di richiedenti asilo è diventato una folla di immigrati attratti dalla possibilità lavorativa offerta dalla raccolta dei pomodori coltivati nelle distese dei campi del Tavoliere dauno. Un sovraffollamento innaturale che ha prodotto una serie di criticità e problemi sfociati anche in conflitti gravi. I non aventi diritto di accedere al Cara stazionano fuori. E sono in tanti.
Il CARA è governato dal Ministero degli interni attraverso la prefettura di Foggia. E’ gestito da un ente sulla base di un bando pubblico emanato dalla prefettura. <Il comune di Manfredonia è intervenuto a fine 2009 all’interno del progetto Sprar> spiega Paolo Cascavilla, fondatore 25 anni fa insieme allo scalabriniano padre Gianni Borin, dell’Associazione interculturale Migrantes, per undici anni assessore alle politiche sociali al Comune di Manfredonia, autore di numerose iniziative nel settore dei migranti.
<Il bando prevedeva – annota Cascavilla – oltre all’accoglienza dei rifugiati a Manfredonia anche la possibilità di effettuare servizi all’interno dei Centri permanenti territoriali (poi Cara). Individuammo i servizi di lingua italiana, sostegno psicologico, rimpatrio volontario, assistenza legale. Regolarmente autorizzati dal ministero degli Interni. Servizi che hanno funzionato per 3–4 anni. Allora vi erano anche famiglie con minori e il contributo della Provincia, che compartecipava al progetto, fu finalizzato alla realizzazione di un parco giochi>.
Quel che avviene nel Cara si ripercuote sulla borgata. <E’ chiaro – rileva – che se vi è sovraffollamento nel Centro ci sono conseguenze all’esterno. Ci vuole una postazione di polizia e controllo continuo. Il reclutamento di manodopera da parte dei caporali era prevedibile specie quando il numero non è controllabile>.
Ma i problemi sono diversi e riguardano i ghetti per esempio. <Mettere insieme CARA, caporalato, ghetti, bambini, non aiuta. Da Emiliano sono venuti solo annunci programmatici ma nessuna proposta di soluzioni possibili. Occorre impostare un percorso pragmatico da attuare gradualmente. I minori: quanti sono? Le cifre ballano. Situazione preoccupante è quella dei bambini piccoli che non vanno a scuola. Anche quelli che vivono con le famiglie e lavorano stabilmente nelle campagne e vengono portati a scuola con scuolabus a Mezzanone o a Tressanti, vanno seguiti e indirizzati verso l’inclusione>.
Il Piano sociale di zona prevede anche un servizio mobile nella campagna con un camper del Ministero dell’interno affidato alla Casa dei diritti di Siponto. <Nel 2013 elaborammo il Piano infanzia riservato ai bambini. La Regione non lo condivise ma si impegnò ad inserirlo nel regolamento regionale che disciplina tutti i servizi sociali. Credo che non se ne sia fatto nulla. Il primo anno di gestione della Casa dei diritti terminato a maggio 2015, il servizio ha funzionato. Poi il camper è uscito solo saltuariamente. Il fenomeno dei migranti va definito, regolamentato e seguito passo passo e per tutto l’anno: non se ne può occupare quando esplode, addossando poi le colpe ad altri>.

 

M.A.
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