Mons. Castoro: Non si vive senza un’etica

Mons. Castoro: Non si vive senza un’etica Il messaggio pronunciato al termine della processione della icona della Madonna di Siponto - Un messaggio

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Mons. Castoro: Non si vive senza un’etica

Il messaggio pronunciato al termine della processione della icona della Madonna di Siponto – Un messaggio pacato nelle parole, ma risoluto e profondo nei significati – Sentiamo il bisogno di un richiamo alle regole, alla disciplina, alla legalità – Parole pesanti non prive di preoccupazione – Voi giovani che bussate ansiosi alle porte del lavoro e di una società che molto parla ma poco fa per voi>>

<Occorrono chiari e validi riferimenti morali>: l’arcivescovo di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro, ha evidenziato in modo forte e vibrato uno degli aspetti che condizionano la vita cittadina. Lo ha fatto nel corso del messaggio pronunciato al termine della processione della icona della Madonna di Siponto che ha concluso la festa patronale. Riferimenti morali da sostenere, ha avvertito, con <una ricca vita interiore>, spiegando che <se manca questo riferimento interiore che ci annoda a Dio, viene meno l’energia necessaria per realizzare relazioni vere e autentiche col prossimo: se in un corpo – ha esplicitato – si ferma il cuore, si spegne la vita>.
Un messaggio pacato nelle parole, ma risoluto e profondo nei significati, esternato dall’alto della loggia incastonata nella facciata della cattedrale, alla folla che come ad ogni processione, gremiva la piazza dedicata a Papa Giovanni XXIII a ricordo della sua visita per l’incoronazione della Madonna di Siponto.
<Non si vive senza un’etica> ha affermato il presule mentre una pioggerella cadeva sulla piazza quasi a simboleggiare la necessità di mondare pensieri e azioni. <Non è possibile perché – ha spiegato – si distrugge ogni rapporto sociale. Sentiamo il bisogno di un richiamo – ha insistito – alle regole, alla disciplina, alla legalità. I valori che edificano la civiltà, sono quelli della solidarietà e della fratellanza e hanno bisogno di essere testimoniati, portati a tutti. Sia il Vangelo il vademecum, la regola della nostra vita>.
Parole pesanti non prive di preoccupazione che si riannodano a quelle pronunciate nel 2013 nella stessa occasione e riprese negli anni successivi, allorché ha fatto esplicitamente riferimento, richiamando vicende di cronaca, a <fatti incresciosi relativi alla violenza sulle strade e tra le mura domestiche, episodi di corruzione, dipendenza dalla droga e dal gioco d’azzardo>, ma ugualmente significative e allusive a situazioni evidenziate dalla cronaca giudiziaria. Non quindi una rituale predica di circostanza, ma, come la folla ha sottolineato con appropriati applausi, considerazioni rispecchianti una realtà alquanto diffusa sia che si palesi apertamente in tante forme e circostanze, sia che rimanga blindata nei palazzi pubblici o privati. Per tanti versi una analisi del costume corrente che da troppo tempo è invischiato e dunque condizionato da situazioni, come richiamate dall’arcivescovo Castoro, in cui l’etica, la legalità, la trasparenza sono considerati concetti astratti. Situazioni economiche-sociali che hanno quale comune denominatore la mancanza di attività che producano lavoro e dunque reddito. Altro aspetto critico sul quale si è soffermato il presule.
A patire di più della diffusa disoccupazione al punto di essere costretti ad abbandonare la città natale, i giovani. <Voi giovani che bussate ansiosi alle porte del lavoro e di una società che molto parla ma poco fa per voi> ha crudamente ma realisticamente testimoniato con veemenza l’arcivescovo Castoro. Una severa requisitoria per una situazione che perdura da troppo tempo e per la quale, aspetto ancor più deprimente, non si vedono all’orizzonte prospettive di inversione di tendenza. Si continua sulla falsariga delle <molte parole ma pochi fatti>, sordi ai richiami del presule sipontino che ha sintetizzato acutamente, ancora una volta, la gravità di uno stato di fatto che è alla base di tutti quei mali richiamati dall’arcivescovo.
Michele Apollonio

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