Concessioni demaniali e contestazioni

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Li hanno definiti “saldi di fine stagione” – sempre più marcata preoccupazione – mancanza di una pianificazione complessiva – diverse centinaia di firme sono – controversia che si reitera di frequente>>

Negli ambienti portuali li hanno definiti “saldi di fine stagione” le concessioni demaniali deliberate dal Commissario all’Autorità portuale di Manfredonia alla viglia della soppressione, come noto, dell’ente portuale di Manfredonia confluita in quella del sistema logistico dell’Adriatico meridionale.
Si tratta dell’ampliamento per 19.698,84 metri quadri di un impianto di acquacoltura; di opere finalizzate all’allestimento di un locale da destinare a servizi commerciali complementari alla nautica da diporto con l’attrezzamento degli spazi esterni nell’ambito dell’area di concessone demaniale; la realizzazione di un solarium (fogli catastali 24 p.lle 349 e 555); la realizzazione di un dehor (all’esterno) chiuso a servizio del manufatto adibito a bar-caffetteria. Non si esclude che prima del decreto di cessazione dell’Autority di Manfredonia e dunque dei due commissari che per undici anni hanno retto le sorti del porto di Manfredonia, di concessioni ed atti similari ne potranno uscire altri.
Negli ambienti del porto ma ovviamente non solo, non si nasconde una sempre più marcata preoccupazione per un modo di fare improntato ad una autarchia autoritaria fine a se stessa che ha finito per penalizzare fortemente le attività portuali. Tra le altre argomentazioni che si richiamano anche quella riguardante il Piano regolatore portuale in discussione dal 1995, riproposto nel 2006 dal commissario all’Autority di Manfredonia, ribadito in un protocollo d’intesa tra Comune di Manfredonia e Autorità portuale di Manfredonia, ma ripetutamente contestato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per mancanza di una pianificazione complessiva dello scalo marittimo di Manfredonia, tant’è che non è mai stato varato con quali danni per La funzionalità dello scalo marittimo ma anche della parte adiacente dell’abitato, è facile immaginare. In quel protocollo, viene evidenziato dagli addetti del settore, si sanciva esplicitamente che <in assenza di PRP vengono consentiti interventi limitatamente alla manutenzione delle opere esistenti; nelle more dell’approvazione del P.R.P., oltre ai lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e ristrutturazione delle opere esistenti, finalizzati al miglioramento igienico–sanitario dei servizi esistenti, sarà consentita anche la realizzazione di opere pubbliche>.
Non è dato sapere se, come previsto negli avvisi di pubblicazione delle delibere del Commissario all’AP, sono state avanzati opposizioni e ricorsi ad eccezione per l’avviso n. 2008 del protocollo del 16.08.2016 riguardante la realizzazione di un solarium sulla stessa scogliera Acqua di Cristo ove già ne è stato realizzato uno. Le diverse centinaia di firme sono quelle dei frequentatori di quella scogliera particolarmente accogliente tant’è che è frequentata da migliaia di bagnanti che per scelta o per necessità si riversano lungo quella riva degradante dolcemente verso il mare dai fondali alquanto bassi e sabbiosi. Sono i primi ad esporsi al sole e gli ultimi ad abbandonare quella scogliera. Si oppongono all’ormai indiscriminato assalto a quella scogliera affacciata su Viale Miramare, reclamando il diritto come cittadini di poter continuare ad usufruire di un bene pubblico che invece singoli operatori vorrebbero privatizzare.
Una controversia che si reitera di frequente per la mancanza di una pianificazione del territorio di Manfredonia che contemperi e regolamenti le pur legittime varie esigenze contrapposte.

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