Il burkini un ritorno al passato

Una moda delle donne musulmane - le nostre nonne indossavano vesti lunghe fino ai piedi e il capo coperto da un ampio scialle - la spiaggia di Manfre

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Una moda delle donne musulmane – le nostre nonne indossavano vesti lunghe fino ai piedi e il capo coperto da un ampio scialle – la spiaggia di Manfredonia – allestiti in mare sistemati su robuste palafitte – dai “copritutto” agli “svelatutto” – sarà così anche per il tanto chiacchierato burkini?>>

Se non ci fosse tutta una serie di dispute politiche tra occidente e oriente, anche il burkini sarebbe passato come una manifestazione dei cambiamenti della moda balneare. E non avrebbe innescato le polemiche accese e non sempre centrate che invece stanno imperversando sulla stampa e sul web. Tanto pretestuose e mirate da dimenticare che il birkini di oggi, ancorché rappresentante una moda delle donne musulmane, ha dei precedenti ancor più castigati e rigidi nelle “tenute” che le nostre nonne indossavano per andare al mare (per quelle che ci andavano). Altro che birkini: erano coperte dalla testa ai piedi da sottane rigorosamente di colore scuro per evitare trasparenze birichine, corredate da larghi copricapi e da lunghe calze. Una estensione potremmo dire dell’abbigliamento ordinario giornaliero fatto di vesti lunghe fino ai piedi e il capo coperto da un ampio scialle. Insomma era visibile solo il volto. Un abbigliamento antesignano del burqa?
Anche gli uomini non si sottraevano alla moda balneare del “tutto coperto”: l’unica concessone era quella di un costume da bagno rigato orizzontalmente.
Esempio dimostrativo è la spiaggia di Manfredonia da sempre, si può ben dire, località balneare per eccellenza incuneata nel centro del golfo cui dà il nome. Una posizione speciale che le ha consentito di essere dotata di una riva dal soffice arenile, che si affaccia su uno specchio di mare placido dai fondali per lunghi tratti poco profondi eppertanto sicuri e invitanti. Una spiaggia peraltro facilmente accessibile trovandosi ai piedi della città dominata dal castello di re Manfredi.
Un arenile tuttavia poco utilizzato. Tutta l’attività balneare si svolgeva infatti in mare, entro la prima ventina di metri dalla riva. Gli stabilimenti balneari con i relativi casotti, erano infatti allestiti in mare sistemati su robuste palafitte. Quel posizionamento non era frutto di un balzano e estroso disegno o di una ammiccante scenografia. Niente affatto. Era una precisa risposta ad una altrettanto precisa e imprescindibile esigenza dei bagnanti, donne soprattutto. Oltre ad essere coperte dalla testa ai piedi come innanzi descritto, non “osavano” esporsi al pubblico. La loro ritrosia frutto evidentemente della cultura del tempo, era tale che anche fare il bagno doveva essere una modalità riservata. E per soddisfare tale imperativa occorrenza della clientela, gli stabilimenti balneari avevano predisposto delle discese a mare dirette attraverso le quali le bagnanti raggiungevano riservatamente il fondo sottostante e rinfrescarsi.
Tale stato di cose, (moda? cultura?) si è protratto fino agli Anni trenta del secolo scorso. Gli stabilimenti balneari erano tre: Titta, Tricarico, De Marzio. Uno accanto all’altro assisi nel mare uno di fianco all’altro. Sono gli stabilimenti storici che ancora oggi sono lì, ma a terra, sulla spiaggia, il mare dominio di chi vuole bagnarsi. Anch’essi espressione di quel cambiamento che ha portato gli antichi costumi “copritutto” agli attuali bichini “svelatutto”. Di quelle pesanti e inviolabili tute da bagno non si ha più nemmeno il ricordo, retaggio di un passato che si è andato inesorabilmente ma anche giustamente evoluto. Tutto lascia ritenere, e auspicare, che alla fin fine sarà così anche per il tanto chiacchierato burkini?

M.A.
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