borghi del Duce in Capitanata

Per incentivare le attività agricole - i nessi tra malaria, degrado del territorio e condizioni di vita e di lavoro - i borghi di Siponto, Tavernola

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Per incentivare le attività agricole – i nessi tra malaria, degrado del territorio e condizioni di vita e di lavoro – i borghi di Siponto, Tavernola e Mezzanone – poderosa riforma agraria – Incontro con Paolo Cascavilla e Leonardo Rignanese>>

Dagli inizi degli Anni trenta sorsero in Capitanata una serie di borghi voluti dal fascismo per incentivare le attività agricole. A quel tempo la gran parte della campagna di Capitanata, in particolare quella dell’agro sipontino, era dominata dal latifondo nel quale erano impiegati braccianti mal pagati e tenuti in condizioni di vita miserevoli.
Ad aggravare la situazione sopraggiunsero le ondate di malaria. Tra il 1928 e il 1934 furono denunciati circa 165mila casi. I morti furono migliaia. La medicina appurò che a provocare l’infezione della malaria era la zanzara che prosperava in quella campagna per via delle paludi alquanto diffuse (per questo la malaria è detta anche paludismo). La si è combattuta con buoni risultati col chinino.
A quel punto apparvero del tutto chiari i nessi tra malaria, degrado del territorio e condizioni di vita e di lavoro. Il fascismo intervenne attraverso un piano che prevedeva la realizzazione di opere di carattere idrogeologico e di superamento del latifondo. Insomma si pensò alla bonifica integrale del territorio affidata al Consorzio di bonifica di Capitanata istituito negli Anni trenta. Fulcro di questo piano era la creazione di nuovi agglomerati urbani: il piano concepito prevedeva 103 nuovi centri e addirittura 5 nuovi comuni. Il progetto non andò in porto per la ferma opposizione dei latifondisti.
In Capitanata si riuscì a fondare i borghi di Siponto, Tavernola e Mezzanone intitolato al giovane fascista cerignolano Rafaele La Serpe morto durante il tentativo di occupazione della Camera del lavoro di San Severo. Ai coloni furono assegnati 4 ettari comprati dall’Opera Pia senza intaccare il latifondo.
Nel 1938 venne elaborato un piano di bonifica della Capitanata con l’esproprio di 30mila ettari assegnati in appezzamenti dai 15 ai 30 ettari, a 1.300 assegnatari. Vennero creati i borghi di servizio Cervaro e Giardinetto e due nuovi comuni, Segezia e Incoronata, dotati dei servizi essenziali, della casa del Fascio, della delegazione comunale, della chiesa, della caserma dei carabinieri, del cinema e delle botteghe di prodotti vari. Il prototipo di riferimento era l’agro Pontino dove il piano funzionò. Non così nel Tavoliere. Negli Anni cinquanta si tornò su quel tipo di intervento con una poderosa riforma agraria che redistribuì circa sessantamila ettari a 7.610 famiglie contadine.
Le città fondate dal Duce Benito Mussolini, sono state in Italia 140: famose quelle dell’agro Pontino ma sono di grande interesse quelle del Tavoliere delle quali parleranno il professore Paolo Cascavilla e l’architetto Leonardo Rignanese nel corso di un incontro organizzato dal Centro sudi “Michele Melillo” di Siponto (Piazza Maria Regina, 2) sabato 20 alle ore 20.

 

 

Michele Apollonio
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