Mentre le fasi autorizzative per Energas procedono spedite, vi è chi pensa di lanciare la proposta di un referendum consultivo, al solo scopo di copr
Mentre le fasi autorizzative per Energas procedono spedite, vi è chi pensa di lanciare la proposta di un referendum consultivo, al solo scopo di coprire la propria perdurante inattività. Quando nel dicembre 2014 abbiamo cominciato a parlare di Energas, ci sono giunti gli insulti di chi diceva che la nostra lotta poteva riguardare solo le persone “con la pancia piena”. Ma non ci siamo fatti distrarre, persistendo nella campagna di sensibilizzazione della città, per costringere i partiti, quasi tutti latitanti, ed il nostro sindaco, a far sentire la loro voce. Abbiamo raccolto e consegnato nelle mani dell’assessore regionale, Dr. Santosola, quasi seimila firme, cui hanno contributo anche il Caons, Forza Italia, i Cinque Stelle, le associazioni cattoliche e singoli cittadini. Poi, in un rapporto unitario con tutti, siamo riusciti ad ottenere, sulla base di una nostra mozione presentata in Consiglio comunale, l’adesione unanime dei consiglieri, di tutti i partiti e delle associazioni. Poteva essere il punto di partenza per un vasto coinvolgimento popolare. Invece diversi firmatari di quel documento non hanno voluto che quella forte posizione venisse resa pubblica con manifesti e volantini. La città non doveva sapere!
Adesso che Energas è alle porte, il PD e la coalizione di maggioranza, per sgravarsi la coscienza della propria colpevole inerzia, chiedono un referendum; forse perché, essendo i tempi divenuti ristretti, temono di pagare, politicamente, un conto salato. A questi signori noi diciamo che, se un referendum poteva essere utile un anno fa, come avvio della lotta popolare contro il più grande serbatoio di GPL d’Europa, adesso significherebbe solo un regalo inaspettato ad Energas, che ha già strumentalizzato il tifo calcistico e sicuramente farà leva sul ricatto occupazionale per inquinare il voto referendario. E diciamo di più: la città ha già espresso in mille modi la propria contrarietà all’impianto, perciò non c’è bisogno di nessun referendum consultivo.
È ormai giunto il tempo della serietà: i giochi sono finiti. Abbiamo chiesto e richiesto che il sindaco di Manfredonia si mettesse alla testa della popolazione, per far capire che non siamo una città in vendita. Ci hanno risposto di no. Ora gli stessi soggetti vogliono il referendum, col rischio di mettere in attesa la città per altri mesi. Ma noi non asseconderemo questa intenzione.
Chiediamo invece di
1. Nominare subito in Consiglio Comunale un Comitato cittadino per il “NO” ad Energas;
2. Convocare una conferenza con studiosi che spieghino i rischi che Energas fa correre alla città;
3. Decidere lo svolgimento di due manifestazioni, una in periferia ed una nel centro cittadino;
4. Organizzare un’occupazione simbolica in località Santo Spiriticchio;
5. Inviare una delegazione al Ministero dello Sviluppo, capeggiata dal Sindaco di Manfredonia.
Se questo si farà, saremo i più convinti sostenitori della lotta, pronti ad operare con solito spirito unitario. Solo dopo che la città avrà fatto sentire possente la propria voce, noi potremo aderire al voto referendario”.
(MANFREDONIA NUOVA, Manfredonia 17.06.2016)
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