Il colore del pallone

Il presidente della società Manfredonia calcio, Antonio Sdanga, nel chiudere la stagione calcistica 2014-2015 ha tratteggiato un bilancio di un campi

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Il presidente della società Manfredonia calcio, Antonio Sdanga, nel chiudere la stagione calcistica 2014-2015 ha tratteggiato un bilancio di un campionato conclusosi con un risultato apprezzabile nonostante le mille difficoltà che il sodalizio ha dovuto affrontare. Difficoltà che hanno tutte un solo riferimento, quel vil denaro tanto bistrattato quanto ricercatissimo, il motore che fa girare l’intero movimento calcistico. Senza finanziamenti il calcio, la squadra non potrebbero esistere. La storia della AS Manfredonia è costellata di alti e bassi direttamente correlati alla disponibilità finanziaria. Che di volta in volta è stata assicurata dai privati cirenei di turno e da finanziatori locali ma anche venuti da fuori. La casistica è abbastanza nutrita.
Anche questa stagione calcistica ormai archiovioata, ha dovuto ricorrere a supporti esterni: Sdanga ha indicato Luigi Miccoli da Foggia e Dino Menale da Napoli. Senza il loro aiuto che si è aggiunto a quello di alcuni imprenditori locali, la squadra sarebbe affondata con tutte le conseguenze del caso che la tifoseria conosce bene. E questo mentre l’amministrazione comunale bloccava il contributo già deliberato.
In previsione della nuova stagione calcistica, Sdanga ha annunciato che accetterà l’offerta del presidente Menale di sponsorizzare la squadra. <La mia è una scelta esclusivamente di marketing e dunque fuori da ogni altra implicazione politica o industriale. Menale è un appassionato del calcio che coltiva già come sponsor del Napoli e dunque non c’è nessun altro secondo fine. L’impianto di gpl si gioca su altri campi>.
La cosa però non piace al sindaco Angelo Riccardi fresco di rinvio a giudizio per corruzione e peculato. Agitando lo spauracchio ormai desueto e sgonfiato del “super-mega-marziano impianto di gpl di Energas” nel chiaro intento di creare ulteriore confusione (a proposito quante sono le firme raccolte anti Energas?) ha sentenziato che <questo matrimonio non s’ha da fare> (Manzoni ci dice che alla fine però s’è fatto) al grido di <No all’Energas con i nostri colori>. Ben guardandosi però dall’indicare alternative o magari impegnandosi in prima persona. Quando è stato presidente del Manfredonia ha gestito i denari forniti da un pool di imprenditori, ritirandosi quando questi hanno interrotto i finanziamenti.
Non sono mancate le reazioni. Una posizione quella del sindaco Riccardi, definita “utilitaristica, strumentale e fuori della realtà”. Non si è ancora accorto dei cambiamenti del mondo. A Londra super capitale europea, è stato scelto un musulmano come sindaco. Siamo in un civiltà multietnica e Riccardi tira fuori “l’anello al naso”. Il pallone non ha nessun colore. I soldi che lo fanno girare arrivano dall’Asia, dai Paesi arabi, dall’America, anche dal’Italia vivaddio. L’unica attività qui avviata è la piscina pubblica: l’imprenditore che l’ha costruita e la gestisce è di Lecce. I locali dormono.
Manfredonia sta patendo sulla propria pelle (dei cittadini) una ormai dilagante arretratezza culturale. Riccardi si guardi intorno: c’era un grande parco di attività produttive che si è dileguato, un porto turistico d’avanguardia che non viene considerato, il porto industriale che va a fondo, il turismo che è tutto di là da venire, e via dicendo. Un territorio dalle tante stimolanti potenzialità che attrae investitori interessati ma che dopo gli opportuni sondaggi preferiscono andare altrove. Rimane solo il popolo di inoccupati. E Riccardi continua a cavillare sul colore degli investimenti e su chi è disposto a considerare questa città. E’ evidente che il vulnus non più accettabile è una classe dirigente ormai desueta, non all’altezza dei cambiamenti radicali, del nuovo che arriva veloce e perentorio.

 

Michele Apolonnio
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