Festa della…disoccupazione

Anche per quest’anno 2016, la ricorrenza del Primo maggio, giorno dedicato alla celebrazione della Festa dei lavoratori, Manfredonia sarà assente dal

Approvato il Documento Strategico del Commercio (D.S.C.)
CI VORREBBE UN SAN LORENZO
Dimissioni del Presidente del GAL Gargano Biagio Di Iasio

Anche per quest’anno 2016, la ricorrenza del Primo maggio, giorno dedicato alla celebrazione della Festa dei lavoratori, Manfredonia sarà assente dal novero dei festeggiamenti dell’attività prima dell’uomo, il lavoro. Per mancanza di lavoratori, è la ragione. Una evidenza sconsolante e inquietante. Una realtà che si protrae, aggravandosi viepiù anno dopo anno, almeno da un decennio a questa parte. Da quando le imprese produttive arrivate col contratto d’area, hanno accentuato la loro dipartita lasciando il territorio surplace con tutto l’apparato politico-socio-sindacale a prendere atto di una situazione che forse avrebbe meritato più attenzione e lucidità di valutazione.
Un chiaro riscontro a quella situazione la sta dando la vertenza dell’ex vetreria Sangalli. E’ ben nota la vicenda di quell’ultimo baluardo di quel poderoso esercito di aziende che si accamparono su queste sponde inaridite dalla “cacciata” di Enichem. Fior di industriali attratti dai lauti incentivi finanziari e sindacali, festosamente acclamati come protagonisti del riscatto del sud dall’establishment nazionale del momento, da Berlusconi giù giù fino agli esponenti locali. Le inaugurazioni si susseguirono con gran pompa, le assunzioni di personale a gonfie vele. Manfredonia e territori limitrofi (il contratto d’area per convenzione si rivolgeva ai comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata) pareva avessero scoperto l’Eldorado.
Anche la Festa del lavoro riprese fiato e significato. Nel 2003 i tre sindacati confederali, rompendo una lunga astinenza e sulla spinta delle prospettive fatte intravedere dalla reindustrializzazione, organizzarono unitariamente i festeggiamenti del Primo maggio. Il miraggio durò poco.
Scaduti i termini degli obblighi di legge che avevano incatenato i contraenti del contratto d’area, i salvatori del sud pensarono bene di tornare ai patri lidi col portafogli impinguato. Una ritirata strategica che non incontrò resistenza tra chi avrebbe dovuto. Una disfatta alla Caporetto. Complice anche buona parte della popolazione alquanto distratta sui temi del lavoro.
I disorientati occupati nella varie fabbriche si son ritrovati in pochi mesi in mezzo al deserto. Non ci fu – ecco l’esempio dei lavoratori ex Sangalli – nessuna reazione, nessun sussulto di dignità: sindacati e maggiorenti politico-istituzionali rimasero pressoché alla finestra. Tutt’al più “tirarano” la buonuscita. Non ci fu la resistenza che invece hanno messo in atto quelli della Sangalli. I concittadini ancora assenti. Non hanno tralasciato nulla: dalle barricate, alle spedizioni a Roma, dalle contestazioni contabili alle azioni giudiziarie. Insomma non hanno mollato. E molto probabilmente ce la faranno. E chissà non sarà la scintilla che accenderà un fuoco rigenerante per le migliaia di disoccupati che ormai non sanno più dove sbattere la testa i governanti a tutt’altre faccende affaccendati senza idee e programmi. Ci vorrebbero governanti più pensosi delle sorti dei governati. Sono oltre tre mila e cinquecento i manfredoniani nelle liste AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero); altre migliaia sparsi per la penisola. In gran parte giovani. Siamo tornati ai tempi (fine anni Sessanta) di Magno (Michele naturalmente) che tra le preoccupazioni che l’assillavano c’era quella prioritaria del ritorno in patria di tre mila emigrati all’estero.
Questo Primo maggio 2016 non passerà alla storia: l’auspicio è tuttavia che sia da riferimento ammonitore per spingere a darsi da fare per risalire la china.

 

Michele Apollonio

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