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Università di Foggia in Calo

Le università pugliesi sono sempre meno attrattive. Gli atenei della regione, come fotografato dall'ultimo rapporto della fondazione Res presentato a

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Le università pugliesi sono sempre meno attrattive. Gli atenei della regione, come fotografato dall’ultimo rapporto della fondazione Res presentato a Bari dall’economista Gianfranco Viesti, continuano a contrassegnare un triste primato, quello della emigrazione degli studenti: 35,8% si iscrive dove spera di trovare lavoro e migliori servizi, oltre 7 mila nell’ultimo anno, con Bologna meta preferita al 9%, seguita dal Politecnico di Torino 13%. Uno dei motivi principali dell’emorragia culturale secondo il prof barese sta nella riduzione – tra il 2008 ed il 2015 – di oltre il 16 per cento dei finanziamenti, una quota importante se si pensa che la media italiana è del 10 per cento. In soldoni, decine di milioni di euro sottratti ogni anno (da vent’anni a questa parte) alle università della Puglia. Il risultato? Meno studenti, meno premialità nella distribuzione dei fondi pubblici, meno docenti, meno corsi, meno qualità dei servizi.

A Foggia pesa la dispersione scolastica

Schermata 2016-03-16 alle 16.36.07Se si guarda al contesto regionale, l’università di Foggia ha perso meno in termini percentuali rispetto ad altri atenei simili come l’università del Salento. Via Gramsci ha perso – dal 2003-2004 al 2014-2015 – il 23,4 per cento delle immatricolazioni, pari a 1.552 studenti. Impatto ridotto nell’ultimo biennio, dove si è registrata una contrazione del 13 per cento, pari a poco più a 300 studenti (da 2740 a 2412). Niente di paragonabile all’università del Salento, che negli ultimi dieci anni ha perso quasi la metà degli studenti: 2.821 immatricolazioni, pari al -46,6 per cento. Leggermente meglio l’Uniba, con una contrazione del 21 per cento nello stesso periodo, pari a 7.884 studenti. “I fattori determinanti sono diversi – spiegano dall’Unifg -, tra i più pesanti c’è certamente la riduzione dei finanziamenti e per questo protesteremo nei prossimi giorni, ma a pesare c’è anche la dispersione scolastica: la gran parte delle scuole della città sono in perdita“. Un fattore preoccupante quello della dispersione scolastica che, oltre a sottrarre potenziali iscritti all’università del territorio, determina il fallimento delle politiche pubbliche di sostegno all’istruzione e fornisce un campanello d’allarme importante per il futuro – anche economico – della provincia. 

“Serve commissione regionale”

“La riduzione del 27 per cento del numero degli immatricolati in Puglia negli ultimi dieci anni non è solo un dato che deve farci riflettere, ma offre anche uno spaccato importante della nostra realtà alla quale occorre dare risposte concrete. Perché i nostri ragazzi non devono emigrare altrove per studiare e trovare lavoro”.
Lo dichiara il presidente della VI Commissione Lavoro e Formazione e consigliere regionale de La Puglia con Emiliano, Alfonso Pisicchio, commentando i dati della ricerca della Fondazione Res. E per gli atenei pugliesi il quadro non è incoraggiante.
“I dati pugliesi – dice Pisicchio – fotografano una situazione inquietante e ci impongono una riflessione seria e costruttiva sull’intera offerta didattica e formativa. Non si tratta di semplice disaffezione verso lo studio e le università. Per questo sarebbe utile coinvolgere tutto il tessuto produttivo locale e permettere l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Solo le eccellenze pugliesi dei vari settori e distretti, come la meccanica, la meccatronica, il turismo, la cultura, il mondo delle start-up e della green economy possono dirci quali sono i profili formativi oggi realmente richiesti dal mondo del lavoro. E quali prospettive occupazionali hanno i nostri ragazzi onde evitare flussi migratori verso altre regioni”.
“Per tutte queste ragioni – annuncia Pisicchio – in qualità di presidente della VI Commissione consiliare ho intenzione di convocare intorno a un tavolo tutti i soggetti interessati: il mondo accademico, i rettori pugliesi e i rappresentanti di imprese e aziende. Come istituzioni – conclude – abbiamo il dovere morale di fermare questa continua emorragia”.

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