Sangalli: la guerra dei numeri

Nella vicenda dello stabilimento Sangalli Vetro di Macchia (Monte Sant’Angelo – Manfredonia) si profila l’apertura di un nuovo capitolo per tanti ver

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Nella vicenda dello stabilimento Sangalli Vetro di Macchia (Monte Sant’Angelo – Manfredonia) si profila l’apertura di un nuovo capitolo per tanti versi inedito: quello dei numeri. Si è infatti innescata una disputa sul numero di dipendenti iscritti nel libro paga aziendale. La conta dei dipendenti dell’azienda Sangalli del sud, è stata richiesta dalla giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Treviso, Elena Rossi, nell’ambito del ricorso presentato dai dipendenti Sangalli con quale hanno chiesto che venga disposta per lo stabilimento di Manfredonia, l’amministrazione straordinaria invece della dichiarazione di fallimento come richiesto dalla proprietà Sangalli. Una richiesta appoggiata peraltro in pieno del Ministero per lo sviluppo economico che ha pure designato i commissari.
Perché la richiesta di amministrazione straordinaria sia ammissibile, occorrono due requisiti: una situazione debitoria superiore a due terzi dell’attivo patrimoniale aziendale; il numero dei dipendenti superiore a duecento unità. La prima c’è; la seconda è in discussione. Di qui l’esigenza della conta dei lavoratori dipendenti. Sono più di duecento come sostengono i lavoratori; o sono meno di 200 come sostiene la proprietà. Di qui il braccio di ferro che dovrebbe essere sciolto lunedì allorquando la Giudice Elena Rossi dovrà esaminare la documentazione pervenutale.
Ma come mai questa inusitata interpretazione dei numeri che in quanto tali non dovrebbero ammettere equivoci? La disputa nasce dalla conta fatta dall’azienda che non ha considero talune posizioni dirigenziali come lavoratori dipendenti; contrariamente a quanto sostengono invece i lavoratori. Un corollario che la giudice di Treviso dovrà chiarire.
Per il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, facendo eco ai lavoratori dello stabilimento, ha definito “una furbata ostruzionistica” l’atteggiamento assunto dalla famiglia Sangalli che ha tutto l’interesse a salvare lo stabilimento di casa a Porto Nogaro, a spese di quello di Manfredonia”. Ha pertanto sollecitato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano <di mantenere l’impegno assunto al MISE di far piena luce sull’attività economica svolta da Sangalli in questi anni>.
C’è grande incertezza sull’esito del giudizio del Tribunale di Treviso. Scongiurare il fallimento significherebbe mantenere l’integrità operativa del complesso industriale di Manfredonia cosa che si perseguirebbe con l’amministrazione straordinaria. Il punto cruciale è quello di trovare un imprenditore che voglia proseguire l’attività di uno stabilimento vetrario efficiente (a parte il rifacimento del forno fusorio per il quale c’è il finanziamento della Regione Puglia) e che potrebbe inserirsi a pieno titolo nel mercato che sta dando segni di ripresa. Su questo aspetto le voci circolate sono ancora vaghe. A quelle che indicano indefinitamente l’attenzione di alcuni imprenditori per lo stabilimento, si contrappone l’appello lanciato da Emiliano agli industriali pugliesi e all’Ance Puglia perché valutino l’opportunità di acquistare la fabbrica definita “un affare conveniente”.
Michele Apollonio

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