Il porto di Manfredonia farà gruppo con i porti di Bari, Brindisi, Monopoli e Barletta, dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale.
Il porto di Manfredonia farà gruppo con i porti di Bari, Brindisi, Monopoli e Barletta, dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale. L’altro porto pugliese, quello di Taranto, costituirà l’Autorità portuale del Mar Jonio. L’ha dunque spuntata Bari che aveva sbraitato parecchio contro l’originario assetto di una sola Autority di sistema con sede a Taranto. Una soluzione che se accontenta la politica, non soddisfa i tecnici che hanno sostenuto l’originario progetto di una sola Autority al governo del sistema portuale regionale pugliese nella considerazione che un sistema unico di gestione avrebbe reso più funzionale e più forte la rete che si andava a costituire.
Il testo definitivo della riforma che va su e giù da almeno due anni durante i quali ha subito continui e profondi rimaneggiamenti, è allegato ad uno dei decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione che la ministra Madia porterà all’attenzione del Consiglio dei ministri in questi giorni. A quel punto saranno ben saldi i paletti indicati. Il dato più evidente e qualificante è la riduzione del numero delle Autorità portuali: saranno 15. Rinviata invece ad un momento successivo la riforma della governance, vale a dire gli organi operativi delle Autority. In attesa della nomina dei presidenti e dei consigli di amministrazione, si ritiene che la governance possa essere affidata a dei commissari. Un passaggio tanto delicato quanto fondamentale in quanto per dare esecuzione alla riforma dovranno coordinare le fasi iniziali dei vari assetti come ordinati dalla riforma, e dunque censire risorse, traffici, strutture umane e materiali. Nell’auspicio che i commissari non diventino stabili con tutte le conseguenze del caso come purtroppo ha dimostrato la nefasta esperienza cui si vuole porre termine.
In questo contesto di riorganizzazione e dunque di riconsiderazione delle capacità operative dei porti che andranno a dare vita alla Autorità del mare Adriatico meridionale, quale sarà lo spazio e il ruolo dello scalo di Manfredonia? Non sarà facile trovare la giusta collocazione in un contesto di ben cinque realtà portuali. Anche se dovranno fare capo alla stessa unica governance, la concorrenza sarà inevitabile ed anche forte. Ma è nella logica delle cose.
Guardando alle vicende che hanno caratterizzato la vita dello scalo sipontino, non si può non essere d’accordo con chi, per primi gli operatori addetti ai lavori, nutre pesanti timori sulle chance di inserimento di questo porto nel novero delle iniziative che saranno attivate. Ad onta delle sue prerogative tecniche a mare e a terra, il porto di Manfredonia è rimasto maledettamente indietro, nei traffici come nella considerazione delle politiche portuali.
E’ sintomatico, senza voler richiamare le tante deficienze e inefficienza continuamente segnalate, che questo porto sia stato abbandonato da tempo dal servizio rimorchiatori per carenza di movimento navi, e che a fine dicembre scorso ha chiuso i battenti anche la storica Corporazione dei piloti del porto di Manfredonia, vale a dire esperti capitani che assistono il comandante della nave ad entrare o ad uscire dal porto in sicurezza. Il servizio di pilotaggio assieme a quello del rimorchio e dell’ormeggio, sono servizi tecnico-nautici essenziali che assicurano la sicurezza della navigazione all’interno del porto. Questi servizi, ma ce ne sono anche altri, il porto di Manfredonia ne è sprovvisto (la condotta dell’acqua per esempio). Ce li aveva, ma li ha persi.
Siamo alla vigilia di una nuova fase dell’organizzazione portuale pugliese nella quale il porto di Manfredonia può svolgere un ruolo determinante a ragione della sua posizione geografica, delle sue potenzialità strutturali. Se ne potrà avvantaggiare il territorio ma anche l’intera regione. Occorre però che sia sostenuto adeguatamente, seriamente e autorevolmente. Riferimenti primari fin’ora colpevolmente mancati.
Michele Apollonio
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