Il Lago Salso e le paludi sipontine, “dove correvano i cavalli”

Gli invasi lagunari che insistono nel Comune di Manfredonia, denominati sinteticamente “Lago Salso”, rappresentano, come è noto, un luogo di grande v

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Gli invasi lagunari che insistono nel Comune di Manfredonia, denominati sinteticamente “Lago Salso”, rappresentano, come è noto, un luogo di grande valore naturalistico ma anche storico.

L’area si trova nella piana che si trova ad una decina di chilometri da Manfredonia e faceva parte delle antiche lagune costiere, oggi in gran parte bonificate, che si estendevano tra Siponto e Margherita di Savoia.

Zona di ristagno delle acque, la “putridissima” piana in cui insistono oggi il lago Salso e, poco più a sud il lago Salpi, fa il suo ingresso nella storia geopolitica d’Italia fin dai tempi della Repubblica dell’antica Roma.

Cicerone, nel suo “de legibus agrariis”(II,26,27) parla di un “territorio incolto per la sua sterilità, immenso e deserto per la sua pestilenza” e ritiene di poter fissare tale pestilenza a Salapia,i cui abitanti, secondo Vitruvio,chiesero ed ottennero dal senato di Roma di potersi stabilire in un luogo più salubre. Uno storico dei primi del 1900, il Savioli ( “Le nostre origini”, Napoli, 1913)) descrive quella parte dell’Italia Meridionale: “frequenti e vaste paludi perchè i fiumi divergevano di corso e traboccavano, onde l’aria ne era impestata,e i terreni quando le acque si ritiravano ed essiccavano, erano campo di erbe palustri, pascolo ai greggi e dominio dei pastori”

Nasce di qui la pastorizia nomade, che per lunghi secoli vedrà pastori e immense greggi spingersi verso le piane di quel tratto di costa adriatica e che sfocerà nella istituzione della “Dogana della mena delle pecore in Puglia” che servì per secoli ad assicurare canoni e censi a Signorie e Principati.

L’abitudine di guidare al pascolo armenti di pecore e cavalli, fece sì che da entrambe le specie si traessero esemplari unici .

Tale la pecora, detta “Gentile”, che Varrone (Varo, De re rustica, lib. 2,2) narra essere costantemente allevata in stalla e non condotta al pascolo se non coperta di pelli onde non rovinarne il vello tra cespugli e spine e che Alfonso d’Aragona cercò di ripristinare in Puglia prescrivendone, sul modello antico, il trattamento e la cura.

E tale il cavallo “apulo” menzionato  ancora da Varrone per la sua bellezza e presente, allo stato libero, nei “saltus” imperiali di Foggia.

Si legge in Livio (Lib.XXIV,c.30) che Annibale spedì i suoi Numidi e i suoi Mori a fare incetta di cavalli in Puglia e dopo averne selezionati 4000, li assegnò ai propri cavalieri perché li domassero.

Sono immagini superbe di questa zona che hanno sempre come scenario la pastorizia e il pascolo brado.

Nel 1934, periodo delle grandi bonifiche, si volle che la pianura fosse sanata e coltivabile.Quando si iniziò la bonifica 100.000 ettari di territorio erano di palude permenente ed altri 200.000 di paludi stagionali.

Il Lago Salso e il Salpi sono gli unici superstiti di queste immense paludi.

Sappiamoli conservare.

Aldo Caroleo Archeoclub Siponto
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