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Dopo l’assoluzione del 2008 con rito abbreviato dell’allora responsabile unico del Contratto d´Area, Paolo Campo “per non aver commesso il fatto”, con sentenza del 22 settembre del 2015 il giudice del Tribunale Ordinario di Foggia, dott. Marcantonio, ha assolto gli altri dodici imputati – tra cui il fratello dell’attuale sindaco di Manfredonia, “perché il fatto non sussiste, in relazione ai reati a loro rispettivamente ascritti per mancanza della prova”.
In concorso tra loro – gli imputati rinviati a giudizio (Nicola Riccardi, Guido Marsetti, Bruno Giuseppe Comendulli, Gianfranco Tessarin, Angelo Crapanzano, Mario Terenzo Comendulli, Paolo Tirabocchi, Giuseppe Fabrizio, Maria Gigliola Cirrillo, Claudio Baldelli, Carmine Antinucci, Giuseppe Francone. Riccardi quale legale rappresentante dell’impresa S.A.V. e D. Spa, Marsetti quale socio, Bruno Giuseppe Comendulli nelle vesti di procuratore generale della Tecnoplastic Srl, Crapanzano, Vezzali e Tessarin quali legali rappresentanti in tempi diversi della Tecnoplastic Srl, Mario Terenzio Comendulli quale amministratore della stessa società, Tiraboschi in qualità di socio e amministratore di fatto della S.A.V. e D., Fabrizio socio della S.A.V. e D. e Cirrillo, Baldelli e Antinucci quali componenti della commissione ministeriale) furono accusati di “artifizi e raggiri, consistiti nel prospettare falsamente all’impresa ‘Europrogetti & Finanza Spa’, società preposta alla redazione della relazione istruttoria e della relazione finale necessaria per il conseguimento di una erogazione pubblica prevista nell’ambito del contratto territoriale dell’area di Manfredonia (il contributo in conto impianti, riconducibile alle risorse del C.I.P.E. ed erogato in tre quote dal Ministero delle Attività Produttive per il tramite della Cassa Depositi e Prestiti il 14 settembre del 1999, il 7 ottobre del 2003 e il 10 giugno 2005), la sussistenza dei requisiti per l’accesso al beneficio indicato, in relazione agli impianti ed attrezzature installate nello stabilimento, qualificati come “nuovi di fabbrica” sebbene obsoleti provenienti da negoziazioni intercorse con l’impresa I.M.T. srl; ed altresì, al carattere dell’impianto dichiarato in perfetto stato di funzionamento ed entrato in funzione il 30 maggio 2003 e alla effettività e modalità di costituzione dei titoli giustificativi delle spese ammissibili, inducendo in errore la società preposta all’istruttoria, procuravano all’impresa S.A.V. e D. S.p.a. un ingiusto profitto, rappresentato dalla percezione dell’indicata erogazione per un importo pari a 4.144.050,16 con danno patrimoniale di rilevante gravità per l’ente erogante”
Assolti quindi Nicola Riccardi, difeso dall’avvocato Rolando Pepe; Maria Gigliola Cirrillo e Claudio Baldelli difesi dall’avvocatessa foggiana Caterina Pipino e Carmine Antinucci difeso dall’avv. Mario Antinucci. La Cirrillo, Baldelli e Antinucci – rispettivamente presidente e membri della commissione ministeriale preposta alla redazione del verbale di accertamento di spesa, investita da una istruttoria di natura tecnica – sono stati assolti dall’accusa di aver attestato falsamente l’esistenza e la funzionalità dei macchianti nuovi all’atto dell’acquisto in sede di sopralluogo eseguito il 25 giugno 2004.
Così l’avv. Caterina Pipino : “I membri della commissione Cirrillo e Baldelli da me assistiti hanno reso interrogatorio il 23 maggio 2007 ( nel corso delle indagini ) dichiarandosi sin da subito estranei alla vicenda giudiziaria che li vedeva coinvolti. Collaborando con la Procura di Foggia, depositavano una memoria scritta volta a ricostruire la tempista sulla procedura di agevolazione e allegavano una corposa documentazione (atti interni al Ministero dello sviluppo economico) che individuavano nei fatti le competenze specifiche dei commissari che erano amministrativo-contabili e non certo tecniche cosi come contestava il pm nell’addebito provvisorio”
Nonostante tutto, la pubblica accusa rappresentata all’epoca nella persona del dott Minardi, esercitava l’azione penale nei loro confronti e successivamente il Gup dott Di Dedda rinviava a giudizio tutti gli imputati tra i quali comparivano i nomi dei tre commissari, i quali, confidando nella magistratura e certi di aver svolto al meglio il loro operato, dichiaravano di rinunciare alla prescrizione.
Dopo otto anni di una lunga e complessa istruttoria dibattimentale, la vicenda si è conclusa con un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Il pubblico ministero solo per i tre commissari ha formulato la richiesta di assoluzione mentre per gli altri imputati ha chiesto dichiararsi la prescrizione. Alla fine, però, il giudice monocratico dott. Marcantonio ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste . Dunque tutto l’impianto accusatorio è crollato.
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