La vertenza Sangalli si tinge di giallo

La vertenza Sangalli si tinge di giallo. Venature di quel colore ce ne sono state sin dall’insorgere della vicenda nel novembre 2014, ma sono andate e

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La vertenza Sangalli si tinge di giallo. Venature di quel colore ce ne sono state sin dall’insorgere della vicenda nel novembre 2014, ma sono andate evidenziandosi solo man mano che sono caduti i veli che erano stati artatamente predisposti dalla proprietà. Un intrigo che solo per la caparbietà e l’intelligenza delle maestranze non è andato a buon, anzi mal fine.
E’ stata tutta una finzione l’iniziale dichiarata intenzione della proprietà di voler riprendere l’attività a patto che gli fossero assicurati i fondi, una ventina di milioni, che la Regione Puglia e persino i Comuni del territorio con iniziativa del tutto inedita, si erano detti pronti a fornire. Un marchingegno scoperto nei vari “tavoli” ministeriali, ideato per trasferire altrove il trasferibile e lasciare in asso territorio e lavoratori.
Un comportamento perverso che pare prosegue. A scoprire questi ultimi altarini, in ordine di tempo, della società Sangalli, la “Arti vetro Srl”, un’azienda con sede a Puglianello (Benevento), con oltre cinquant’anni di esperienza sul mercato nazionale e internazionale. In una lettera inviata all’avvocato Zappalà, legale di fiducia di Sangalli, e per conoscenza a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella vicenda, il presidente di Arti vetro, Enrico Garofano, chiede le ragioni per le quali si è passati dal “forte entusiasmo e compiacimento” per la manifestazione di interesse espressa da Arti vetro finalizzata a “dare continuità alle linee del sito di Manfredonia”, alla decisione di “non prendere più in considerazione tale interesse”. Ma c’è di più. Garofano denuncia la vendita da parte di Sangalli “di parti importanti dello stabilimento che possono ledere l’interesse sicuramente della Atri vetro, ma probabilmente anche di altri eventuali investitori interessati al riavvio dell’impianto”.
Il presidente di Arti vetro ripercorre le tappe dei contatti avuti con Sangalli per definire il fitto con opzione acquisto, dello stabilimento di Manfredonia. Un percorso ad ostacoli con colpi di scena a ripetizione. Garofano ricorda dunque di aver mandato via e-mail certificata la manifestazione d’interesse della Arti vetro con la richiesta di un colloquio per illustrare il progetto di dare continuità all’attività dello stabilimento di Manfredonia. <Progetto – aggiungeva – che andava affinato e condiviso con voi, il tribunale e le istituzioni>. Senza risposte sono rimaste le richieste di avere la documentazione sullo stato di fatto delle società in cui si compone il gruppo. <Ho chiesto – racconta Garofano – un incontro per esaminare la mia proposta ma lei mi ha messo in contatto con Francesco Sangalli (figlio di Giorgio, ndr) il quale, dopo avergli nuovamente sollecitato un tavolo di confronto e di discussione con la partecipazione dei miei consulenti, mi rimandava ad un appuntamento con l’avvocato Trevisan>.
Insomma un giro di valzer con interlocutori che cambiano all’occorrenza, per non fare nulla o per nascondere altre manovre sottobanco. E infatti. Al telefono ricompare l’avvocato Zappalà per informare Garofano che “il 50 per cento del magazzino prodotto finito è stato già promesso in vendita con l’autorizzazione del Tribunale”. Un modo di fare che lascia “esterrefatto” il presidente Garofano che ovviamente ritira la manifestazione d’interesse.
<La proposta di Arti vetro – spiega Garofano – mirava ad acquisire il sito di Manfredonia nello stato di fatto, compreso quindi il magazzino. Il progetto prevedeva di ripartire subito con l’immediato impiego di 40 unità lavorative per arrivare nell’arco di 18 mesi al rifacimento del forno float con relativo assorbimento di tutto il personale. Mi piacerebbe sapere le motivazioni che hanno portato a snobbare una proposta seria che voleva ridare vita al sito di Manfredonia e preferire invece di smantellare di fatto lo stabilimento pezzo per pezzo>. Probabilmente quelle motivazioni potrebbero interessare anche alla magistratura ordinaria.
Michele Apollonio

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