L’universo emozionale tra musica e memoria

C’è un rapporto di interdipendenza tra memoria ed emozione? E la musica che ruolo ha? Sono domande che hanno sempre appassionato la scienza, la neuro

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C’è un rapporto di interdipendenza tra memoria ed emozione? E la musica che ruolo ha? Sono domande che hanno sempre appassionato la scienza, la neurobiologia in particolare, impegnata a cercare i nessi tra quei mondi apparentemente distaccati ma che in realtà sono intimamente interconnessi. ”Musica, memoria ed emozione vivono nello stesso universo e, dalla più piccola creatura all’intelligenza più complessa, dialogano reciprocamente, portando incanto e meraviglia: attraverso il loro confronto possiamo ritrovare l’importanza e l’essenza dei ricordi più cari, quelli nei quali riconosciamo la nostra identità di essere alla continua ricerca del senso profondo di questo viaggio chiamato vita”. La spiegazione viene da uno studio condotto da Rossana Potenza, soprano di fama internazionale (originaria di Manfredonia,ndr), ma anche cultrice di quei fenomeni emozionali che ruotano intorno alla musica. Una brillante laurea in filosofia della scienza, Potenza ha conseguito un master di secondo livello in psico-neuro-endocrino-immunologia e scienza della cura integrata, presso l’Università degli studi dell’Aquila, con il professor Francesco Bottaccioli direttore della prima scuola italiana di medicina integrata.

”Nel corso della mia attività di artista” rivela Rossana Potenza ”ho riscontrato con sempre maggiore forza una stretta relazione tra memoria, emozione e musica. L’intreccio della musica con la sfera emotiva è costante e personalmente la ritrovo sempre con stupore e meraviglia durante la pausa che precede la rappresentazione, il momento sospeso prima dell’inizio del canto, l’oscurità prima della luce, come dice il neuroscienziato Antonio Damasio”.

Una ricerca affascinante, di grande interesse scientifico che ha condotto Rossana Potenza sulle tracce delle ”antiche domande alle quali il pensiero filosofico ha cercato di dare una risposta nel corso dei secoli senza peraltro superare, anche se oggi abbiamo più strumenti di indagine, l’aspetto imperscrutabile degli stati psicofisici e il meccanismo di funzionamento cerebrale”. Un viaggio nel “cervello emotivo”, nella “coscienza come sentimento”, nel “sistema emozionale come modulatore della memoria”, nei “mediatori dello stress nel percorso di memorizzazione” per arrivare al “percorso dei suoni tra cervello e molecole” e dunque a spiegare “la memoria attraverso la musica”.

”La musica” afferma Potenza <è ciò che traduce nelle note l’emergere di noi stessi dalla zona più profonda e antica del nostro essere e riesce a farlo con una costruzione armonica, che coinvolge il corpo e la mente facendoci vibrare in coscienza di unità con noi stessi e con gli altri. Il suo linguaggio è universale, capace di sollecitare le corde più nascoste dell’inconscio, il nostro luogo ermetico ricco di tutta la nostra complessità archetipica”.

La musica ha un ruolo fondamentale nella formazione della memoria. ”Il dato affascinante” rivela Potenza ”è che comincia durante il periodo prenatale, l’effetto dell’apprendimento rimane a lungo, rinforzato dall’esposizione all’ascolto musicale. E’ stato sperimentato come metodo di cura dei bambini con difficoltà di apprendimento,di memoria e con patologie come l’autismo. Sono state utilizzate voci liriche, in particolare quelle di Maria Callas e Placido Domingo. Sperimentazioni sono in corso per applicazioni in patologie come l’Altzheimer, il Parkinson e la Dilessia”.

 

Michele Apollonio
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