Riccardi: “Lo Stato lascia i sindaci in solitudine a fronteggiare il non futuro dei cittadini”

La crisi c’è. La crisi non c’è. La crisi c’è ma si sta affievolendo. Ognuno dice la sua, ma i dati resi noti in questi giorni sul crescente disagio i

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La crisi c’è. La crisi non c’è. La crisi c’è ma si sta affievolendo. Ognuno dice la sua, ma i dati resi noti in questi giorni sul crescente disagio in Capitanata sono impietosi: negli ultimi sette anni la disoccupazione è arrivata a coinvolgere oltre il 20% dei cittadini, sono ben trentamila i posti di lavoro persi e sessantamila le persone che ricevono una qualche forma di sostegno al reddito (cassaintegrazione, mobilità, disoccupazione).

C’è chi invoca risposte dagli enti locali e c’è chi, in questi ultimi, vi lavora, in qualunque lembo del nostro Paese, consapevole delle enormi difficoltà quotidiane per continuare ad erogare servizi alla cittadinanza. Esiste, infatti, una sorta di filo comune (è proprio il caso di dirlo!) che unisce i sindaci di tutta Italia, al di là dei colori e delle ideologie politiche: “L’amore per la propria città, che si traduce – dichiara il sindaco Angelo Riccardi – nell’assunzione di grandi responsabilità pur di tenere in vita, oltre ogni difficoltà, la propria comunità. Comprensibile che la gente provi un senso di scoramento nei confronti della politica e delle istituzioni, ma ogni giorno noi sindaci ci sforziamo, a mò di artigiani della democrazia, per provare a soddisfare le richieste che ci pervengono e per creare le condizioni perché si realizzi un avvenire migliore”.

La politica dei tagli e del rigore sembra ancora lontana dall’essere usata anche in quel di Roma, ma si è abbattuta pesantemente sugli avamposti istituzionali chiamati ‘Comune’. “Sono gravi le responsabilità governative di quanto sta accadendo – aggiunge Riccardi – . Si riducono i sindaci a gabellieri dello Stato, per poi abbandonarli, in perfetta solitudine, nel fronteggiare il non futuro dei cittadini. La solitudine – continua il sindaco – di chi è lasciato solo e impotente a fronteggiare il malcontento e la disperazione della popolazione, in particolare delle fasce più povere, indifese e incredule davanti all’accanirsi dell’imposizione tributaria”.

Ammortizzatori del dissenso. Addetti a riscuotere tasse impopolari per conto terzi, con il risultato di vedersi delegittimati dallo Stato e dai cittadini. Ormai sono diventati veri e propri uomini in trincea, i sindaci italiani, chiamati a tamponare troppo spesso gli errori e l’incapacità altrui. Sempre pronti a mettere una pezza, a combattere tra strade da sistemare e, col passare degli anni, casse sempre più asciutte e conti da far quadrare. “Lo Stato arretra e noi suppliamo, cercando di usare al meglio – dice Angelo Riccardi – le poche risorse di cui disponiamo, utilizzando le leggi in merito ma, soprattutto, mantenendo ben saldo il buon senso che deve essere proprio di ogni padre di famiglia, di ogni riferimento per la comunità che rappresenta. I sindaci amministrano con i sentimenti, non con i risentimenti”.

“Essere primo cittadino equivale, in buona sostanza, al costruire un avvenire comune. Se sindaci e cittadini si uniscono, si può ottenere molto. Bisogna, quindi, creare le condizioni affinché si permetta a noi sindaci di uscire dalla solitudine in cui siamo stati rinchiusi, per diventare, finalmente, autentici motori della ripresa economica e culturale del nostro Paese”, la chiosa finale del sindaco Riccardi.

Matteo Fidanza
Ufficio Stampa e Comunicazione – Città di Manfredonia

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