Seconda parte. Altro spunto di riflessione sul rapporto tra denaro e politica a Manfredonia viene offerto direttamente da P. Cascavilla. Nella sua pa
Seconda parte.
Altro spunto di riflessione sul rapporto tra denaro e politica a Manfredonia viene offerto direttamente da P. Cascavilla. Nella sua parziale e non specifica risposta del 19/12/2014 alla mia precedente riflessione sul suo silenzio assordante stranamente afferma “sono anomalo… perché le mie spese telefoniche sono infinitamente più basse? Mentre altri (che Cavicchia conosce bene) mi hanno superato di 10/20 volte? Forse perché non ho mai (mai in oltre 10 anni) chiesto rimborsi?” Pur non richiesto alcunché a riguardo Cascavilla spontaneamente pone il problema dei costi di un amministratore politico nello svolgimento del suo ruolo (spero che faccia sapere chi sono questi altri).
Accantonando la sottintesa polemica, approfondiamo oggettivamente la questione posta: il rapporto tra denaro e politica, a partire dai costi dei politici amministratori, che vanno dalle spese telefoniche, ai rimborsi, all’indennità e qualche altra voce da specificare. Ci sono due aspetti da prendere in esame, l’una, etica e valoriale, e l’altra, politico-economica.
È GIUSTO ESSERE PAGATO PER LO SVOLGIMENTO DI UN’ATTIVITÀ POLITICA-AMMINISTRATIVA?
È giusto essere pagato per lo svolgimento di un’attività politica-amministrativa che dovrebbe essere volontaria e gratuita, perché è un modo di essere al servizio del bene comune? È giusto, visto che rappresenta quel necessario contributo personale che in quanto essere sociale (dovrebbe) viene dato naturalmente alla comunità in cui si vive, come avviene per chiunque operi nell’associazionismo, nel volontariato, nel sociale e nella stessa politica militante fino circa 15 anni fa? Non è essa una forma di solidarietà sociale, un aspetto concreto per promuovere coesione sociale? Tale domanda diventa ancor più profonda e pregnante se messa nei seguenti termini: è giusto dare indennità ed altro ad un assessore che mantiene ed ha già un lavoro dipendente, autonomo, professionale, un pensione od altro (senza che si metta in aspettativa) da cui già si ricava un reddito per vivere? È giusto svolgere tale attività a livello locale per un tempo lungo tale per cui si prefigura come attività lavorativa continuativa, come un operare da politico professionista o professionista della politica? È giusto, poi, che ci siano i cosiddetti tecnici che operano in tali ruoli, non in modo transitorio, senza essersi presentati all’elezioni, quasi che tra i politici regolarmente eletti non ci siano persone in grado di farlo? Non è questo uno svilire il valore ed il senso della politica ed degli stessi politici eletti?
I COSTI DELLA POLITICA IN SENSO STRETTO: LA STRUTTURA E L’APPARATO.
Dal punto di vista politico-amministrativo, il rapporto tra denaro e politica comprende più dimensioni: i costi della politica in senso stretto, cioè i costi di chi gestisce l’insieme della politica amministrativa che ricadono, comunque, direttamente sulle spalle dei cittadini manfredoniani, i quelli in ultima istanza sono quelli che pagano di tasca propria. Tali costi comprendono sia quelli dell’apparato politico-amministrativo locale (sindaco, Giunta, Consiglieri, Commissioni, relative Segreterie, ecc.).
Ecco quanto viene percepito, mensilmente al netto, da alcuni amministratori (riferito al 2011), all’incirca: Il Sindaco Angelo Riccardi Euro 2.940 per 12 mesi. Matteo Palumbo 2.076 euro, Antonio Angelillis euro 2.077, Pasquale Rinaldi euro 2.082, Salvatore Zingariello 1.927 euro, Paolo Cascavilla 1.953 euro mensili. Infine il presidente del Consiglio Comunale, Nicola Vitulano guadagna 2.205 euro al mese. A ciò sono da aggiungere i costi degli altri assessori. Tenuto conto che ai sensi del vigente comma 2 dell’articolo 82 del D.Lgs 18.8.2000, n.267 (Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) l’ammontare percepito nell’ambito di un mese da un consigliere non può superare l’importo pari ad un quarto dell’indennità massima prevista per il Sindaco, ai Consiglieri Comunali va corrisposto, per ogni presenza registrata in Consiglio Comunale e nelle Commissioni Consiliari, un gettone di presenza del valore di € 55,77 lorde. A questi costi da considerare al lordo vanno aggiunti quelli relativi al funzionamento delle segreterie ed altro. È chiaro che solo chi redige il bilancio del comune ha la possibilità di indicare il totale costo di questo apparato e, pertanto, sarebbe cosa politicamente positiva che questo dato venisse specificamente pubblicato.
LE INEFFICENZE ED I DEFICIT DEGLI ENTI E SOCIETà PARTECIPATE.
Ci sono poi i costi relativi agli amministratori che su nomina politica operano nei diversi enti pubblici e società partecipate, di cui non si parla quasi mai in modo esplicito né di evidenziano con la dovuta attenzione le inefficienze, poiché l’unico senso delle aziende partecipate dovrebbe essere quella di produrre redditività. Che senso ha una gestione costantemente deficitaria, deficit che poi è pagato direttamente dai cittadini e non dagli amministratori? Ecco perché si pone sempre il problema di valutare i costi ed i benefici, di monitorare, documentare e dimostrare con dati quantitativi il raggiungimento degli obiettivi: e questo riguarda tutti gli enti, aziende e società partecipate quali l’ASE, Gestione Tributi, Oasi Lago Salso, GAL Dauno, Agenzia del Turismo, GAC del Mare, CO.GE.MI. (Mercato Ittico Fallita). Ciò è tanto più grave quanto più si gestiscono attività in regime di quasi monopolio, e, quindi, di oggettiva condizione di vantaggio economico. In mancanza è chiaro che queste società vanno chiuse ed occorre valorizzare e promuovere una gestione manageriale ed imprenditoriale, anche con capitali privati e controllo sociale e pubblico, se operano su concessione dell’ente locale. Anche qui solo il comune è in grado di rilevare il complessivo e totale costo e, quindi, sempre nella logica della trasparenza, sarebbe cosa utile pubblicarlo annualmente.
I COSTI DELLA POLITICA IN SENSO AMPIO: LE LOBBY.
I costi della politica in senso più ampio, che comprende, soprattutto e principalmente i costi relativi alla presenza di lobby nel nostro comune e territorio, gruppi di potere che influiscono sulla gestione politico amministrativa, attraverso un rapporto privilegiato con la politica, proponendo attività economiche da cui ricavare nell’immediato guadagni, ma che poi nel medio-lungo termine producono negatività che hanno costi economici sostenuti dai cittadini stessi. È il caso dell’Enichem, della progettata invasione delle pale eoliche nel Golfo di Manfredonia e dell’Energas, dei comparti cittadini, di tante aziende del contratto d’area avulse dal contesto e dalle esigenze di uno sviluppo autopropulsivo del nostro territorio, e di tanti altri piccoli interessi più settoriali. Anche qui solo chi gestisce l’A.C. può essere pienamente a conoscenza di tale situazione e perciò sarebbe utile che almeno indicativamente venga fatta una valutazione di stima a riguardo. Sottolineo che ci sono tecniche che consentono di quantificare e stimare i costi di tali ingerenze lobbistiche. A riguardo delle lobby è utile fare due precisazioni. La prima è che mentre nel sistema americano queste sono pienamente individuabili e legittimate, anche pubblicamente, a fare pressioni sui politici per ottenere quanto necessario alle lobby stesse, in Italia ed a Manfredonia questi si prefigurano soprattutto come centri e gruppi di potere di difficile individualizzazione. A riguardo un recente sondaggio rivolto ai lettori di “ManfredoniaNews” del sociologo Roberto Talamo ha rilevato quanto segue: “ritieni che a Manfredonia vi siano dei poteri forti “lobby” in grado di influenzare le scelte politiche locali? Si è così risposto: No (7%), Si (93%). Seppur con una certa circospezione, a Manfredonia, di influenza dei poteri forti nel sistema socio-economico si è sempre parlato. Quantomeno negli ambienti di confronto ‘non ufficiali’. L’opinione dei nostri lettori in merito è unanime. Forte. Preoccupante.”.
I COSTI SOCIO-ANTROPOLOGICI E DI MENTALITà.
I costi della politica socio-antropologici e di mentalità. Nel 2000 durante le elezioni amministrative ho incontrato un genitore che mi ha chiesto di sostenere la figlia, candidata. Alla mia domanda, perché? mi ha risposto meravigliato: ma come, prof, così troverà un lavoro, almeno per 5 anni, se viene eletta, potrà guadagnare come se avesse un posto fisso! Questa situazione si è riproposta più volte in altre tornate amministrative, creandomi non poco imbarazzo. Questo è solo un piccolo esempio della distorsione nella concezione e pratica del fare politica, molto profonda, articolata ed estesa nell’opinione pubblica cittadina. La politica amministrativa-locale viene considerata, il mezzo fondamentale non solo per trovare lavoro tramite raccomandazione ma addirittura direttamente come se si partecipasse ad un concorso pubblico per un posto, ed anche per fare carriera personale, avere incarichi professionali, attività economica ed affari, conquistare potere.
In conclusione guardando in positivo si può dire che non tutto è perduto. È possibile ridurre i costi della politica in sede locale a partire dalla loro pubblicizzazione e trasparenza, in modo da discernere l’utile dal superfluo. Indicazioni in tal senso vengono dalla nuova legislazione che ha ridotto il numero dei consiglieri e degli assessori e da altre proposte già fatte in precedenti riflessioni. Contemporaneamente occorre una consapevolezza dei diffusi effetti distorti che la politica a pagamento produce nella mentalità e dare vigore ad un nuovo modo di far politica, eticamente fondato sulla gratuità e volontariato, sulla partecipazione sociale attiva. È questo un processo a cui tutti sono chiamati a contribuire, vecchi e nuovi protagonisti della politica locale. Il bene comune della città ne guadagnerebbe.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”
silviocavicchia@gmail.com
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