Giovedì 5 febbraio si è tenuto il primo incontro del percorso formativo voluto dal Progetto Policorodell’Ufficio di Pastorale Sociale dell’Arcidioces
Giovedì 5 febbraio si è tenuto il primo incontro del percorso formativo voluto dal Progetto Policorodell’Ufficio di Pastorale Sociale dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e il circolo“Gaetano Novellese” della Acli di Manfredonia.
Diversi i partecipanti, soci delle Acli, dell’Associazione Artigiani di Manfredonia, vari cittadini e professionisti.
Ad aprire la serata l’Avv. Matteo Lombardi il quale ha sottolineato come le Acli si sentano parte viva ed attiva della Chiesa, e proprio per tale motivo desiderano approfondire il pensiero cristiano relativo ad alcune problematiche.
Mons. Michele Castoro, che ha voluto incoraggiare l’iniziativa con la sua presenza, ha subito sottolineato come questo che viviamo sia “il tempo dei cristiani”, in cui poter fare laboratorio, pensare, riflettere, cercare soluzioni e provocazioni necessarie alla società che vengono dai principi propri del Vangelo e della Dottrina Sociale.
L’Arcivescovo ha sottolineato come oggi la Chiesa viva un momento storico di grande persecuzione ideologica, ma è proprio in questa contingenza che i cristiani, i laici, possono dimostrare al mondo di aver un pensiero forte e determinante. Ha fatto notare ai presenti come oggi vi sia un’esaltazione di una libertà che va contro la dignità stessa della persona ed a noi sta difendere la persona umana e rimetterla al centro.
Massimiliano Arena, animatore del Progetto Policoro, ha cosi tenuto l’incontro della serata spiegando brevemente cosa sia, come è nata e come può contribuire alla società di oggi, ed alla formazione di una nuova coscienza sociale, la Dottrina Sociale (DSC).
È stato rimarcato innanzitutto che il contributo della DSC non è una via alternativa alle tante vie sociali ed economiche che l’uomo nei secoli ha già provato, ma è un sistema di pensiero che può fornire ai credenti e non credenti dei principi critici con cui osservare e provocare la realtà, su cui costruire poi nuove vie.
Arena ha sottolineato come all’interno di una società che si va caratterizzando sempre più con un pensiero debole, cosi come molti studiosi lo definiscono, il pensiero della DSC è un pensiero forte, fuori dal coro, capace di fornire gli strumenti utili alla valutazione delle situazione. La DSC, emergeva dalla presentazione del tema, ha un carattere di denuncia di ciò che non va e non rispetta di principi fondamentali di bene comune, distribuzione universale dei beni, solidarietà e sussidiarietà. Tutte parole usate in tanti campi sociali, politici ed economici che all’interno della riflessione sociale cristiana assumo un valore tutto proprio.
Nel tracciare i significati di questi principi fondamenti è emerso come per bene comune si debba intendere ciò che mira alla bene della società tutta ed alla realizzazione della felicità dei singoli. Un concetto che affonda radici antiche, prima del cristianesimo con Aristotele, trovo vari fondamenti biblici e lo si ritrova trasversalmente in svariati scritti di filosofi e pensatori cristiani.
Per bene comune si intende ciò che rende “accessibile all’uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l’abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto all’educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso” (Cfr. Documenti del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes,n. 26). Da qui un ampio discorso sulla relazione tra bene comune e giustizia. Arena ha sottolineato come spesso nella formazione cristiana si sia troppo enfatizzata la carità e poco la giustizia, ponendo una domanda provocatoria: ci sarebbe ancora bisogno di carità se si praticasse ed attuasse intensamente la giustizia, cioè a tutti venisse dato ciò che è necessario?
Da qui un discorso sulla destinazione universale dei beni che non è dare tutto a tutti, ma rendere a tutti la possibilità di accedere ai servizi ed ai beni, che ciascuno farà fruttificare secondo le proprie capacità ed attitudini.
Un principio che si ritrova anche nella trattazione sulla sussidiarietà che condanna i tanti sprechi di denaro dati in solidarietà attraverso sostegni al reddito, contributi vari, non perché non siano giusti, anzi sono più che necessari ultimamente, ma perché provocano assistenzialismo e svuotano la persona della sua dignità. La sussidiarietà a differenza della solidarietà, mira a dare risorse per rendere l’uomo autonomo, capace di produrre ed operare da solo, auto-sostenersi.
Infine per applicare il bene comune, sottolineava Arena, non è necessario solo fare il bene, ma anche evitare il male. Chiedersi se ciò che sto facendo oltre a provocare del bene evita un sistema difettato. Il rischi di un bene senza il male, che è anche di una carità senza giustizia, sono i clientelismi, i poteri mafiosi,i poteri economici forti, che in ogni caso fanno del bene dando lavoro, proteggendo, ma non evitano il male creando società malsane.
Infine si è attivata un intensa discussione sul continuare con gli altri temi sotto forma di laboratorio, capace di attingere dalle nozioni della Dottrina Sociale e creare discussione e far uscire idee e provocazioni da presentare all’intera città.
Il prossimo appuntamento a giovedì 19 febbraio, sempre alle ore 20,30 presso la Sala San Benedetto, per parlare del tema della “Persona Umana”
Al seguente link è possibile trovare del materiale relativo alla serata quali le slide preparate, il file audio dell’intera relazione: https://t.co/yOgYew8JqI
Progetto Policoro Diocesano
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