Oltre 100 segnalazioni di presunti casi di malasanità in Puglia nel 2014, tra le circa mille dell’intero territorio nazionale. Il dato è emerso nell
Oltre 100 segnalazioni di presunti casi di malasanità in Puglia nel 2014, tra le circa mille dell’intero territorio nazionale. Il dato è emerso nell’incontro dal titolo ‘Malasanità…di chi la colpa?’ organizzato a Bari dall’associazione Codici (Centro per i Diritti del Cittadino).
Sul tema si sono confrontati i segretari nazionale e regionale di Codici, Ivano Giacomelli e Maria Bovino, con docenti universitari, magistrati e dirigenti sanitari. Sono stati censiti oltre 50 processi in corso in cui sono imputati medici, il 55 per cento dei quali al Sud. In tutti questi procedimenti l’associazione è costituita parte civile.
Tra i casi pugliesi segnalati c’è quello di una giovane donna di Erchie (Brindisi) sottoposta nel novembre 2011 a taglio cesareo.
Durante l’intervento nell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari) una garza laparotomica sarebbe stata dimenticata nell’addome della paziente causandole la perdita di 30 centimetri di intestino e continui dolori per 690 giorni prima di essere sottoposta a nuovo intervento chirurgico per l’asportazione della garza nel luglio 2013. Per questa vicenda due chirurghi, uno strumentista, un ginecologo e due infermieri saranno processati dal Tribunale di Bari con l’accusa di lesioni personali colpose a partire dal prossimo 10 marzo.
L’associazione cita poi i casi del bimbo di 18 mesi morto l’estate scorsa a Bari dopo che i medici di Altamura gli avevano diagnosticato una gastroenterite al posto della Seu (indagati per omicidio colposo tre medici e un infermiere). E poi ancora la storia della 87enne morta al Vito Fazzi di Lecce per una caduta dalla barella e il caso del bimbo di 15 mesi morto il 15 gennaio scorso a Lecce per un’infezione polmonare mentre i medici lo avevano dimesso dieci giorni prima diagnosticandogli una sindrome influenzale con placche alla gola (6 medici indagati per omicidio colposo).
All’incontro ha partecipato anche Giuseppe Lepore, il padre di Valeria, la 26enne agente di Polizia Penitenziaria di Toritto (Bari) in servizio nel carcere di San Vittore a Milano, deceduta lo scorso 17 luglio dopo aver subito tre interventi ed essere stata trasferita in tre diversi ospedali, tra Manduria, Taranto e Bari (20 i medici indagati per omicidio colposo).
“Hanno ucciso mia figlia – ha detto – e mi batterò in tutte le sedi finchè non avremo giustizia”.
“Accanto alla malasanità – ha detto Giacomelli – c’è la malagiustizia, cioè la mancanza di protezione di chi ha subito danni, sia per il riconoscimento del nesso di causalità, una sorta di guarentigia per tutti i reati omissivi, sia per i termini di prescrizione estremamente brevi che rendono palesi ingiustizie a tutte le vittime. Noi abbiamo proposto una legge sui diritti del malato – ha concluso – che nessuna Regione ad oggi ha approvato”.
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