La vertenza dei lavoratori della Sangalli Vetro di Manfredonia,, grazie al presidio permanente che dura ormai dal 10 dicembre, è approdata a Roma il
La vertenza dei lavoratori della Sangalli Vetro di Manfredonia,, grazie al presidio permanente che dura ormai dal 10 dicembre, è approdata a Roma il 7 gennaio, dove si è tenuto un tavolo tecnico tra i lavoratori della Sangalli, le istituzioni dei territori coinvolti, vale a dire la Capitanata ed il Friuli Venezia Giulia, ed i sindacati.
All’indomani dell’incontro si respirava aria di soddisfazione e di speranza tra lavoratori, sindacati e istituzioni, perché i tecnici del MISE avevano giudicato non risolutivo il piano di salvataggio presentato dall’azienda, che avrebbe voluto sacrificare un solo stabilimento, quello di Manfredonia, per salvare gli altri, senza riuscire, al tempo stesso, a garantire prospettive concrete per questi ultimi. L’azienda ha dovuto così tornare sui suoi passi, riservandosi di presentare un nuovo piano che non sacrificasse nessuna sede dell’azienda, ma ne permettesse la sopravvivenza, anche a costo della cessione dell’intero Gruppo.
Con questo quadro si riconvocava il tavolo per il 15 gennaio e ci si accordava per una sospensione dello sciopero degli amministrativi perché potessero compilare i cedolini per il pagamento della tredicesima, fondamentale per dare ossigeno ai lavoratori in sciopero da più di un mese.
Pochi giorni prima dell’incontro previsto, invece, la comunicazione del Ministero: la riunione viene rimandata, a data da definirsi, per permettere all’azienda di “presentare un piano di gestione più organico”. Nessuna notizia, inoltre, del pagamento delle tredicesime, nonostante gli amministrativi abbiano compilato i cedolini all’indomani dell’incontro.
Una settimana di tempo per un nuovo piano industriale, in effetti, era stata considerata insufficiente anche dagli stessi lavoratori ma il rinvio non può che rendere più difficile la situazione di chi da oltre un mese porta avanti il presidio, senza beneficiare, al contempo, di nessun ammortizzatore sociale, né dello stipendio. Il sospetto, nemmeno troppo velato, è che si stia delineando una chiara strategia padronale che vorrebbe fiaccare la lotta, aggravandone le già precarie condizioni economiche, mediante il rinvio del pagamento delle tredicesime. Ma non è tutto: sempre nel tentativo di fiaccare la resistenza, l’azienda sta provando a dividere il fronte finora unito dei lavoratori, sia offrendo ad alcuni il trasferimento a Udine, sia mettendo in contrapposizione gli interessi dei lavoratori dei due poli, Manfredonia e appunto Udine.
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