Alla luce di quanto rilevato nel precedente articolo, va fatta anche una riflessione più specifica, minuta ed articolata nei singoli territori comunal
Alla luce di quanto rilevato nel precedente articolo, va fatta anche una riflessione più specifica, minuta ed articolata nei singoli territori comunali. In tal senso da un’analisi sintetica dell’evoluzione economica della provincia di Foggia dagli anni ’70 in poi si riesce ad individuare quei territori e quelle attività che hanno, comunque, mantenuto una forza propulsiva sia pure nella generalità dei casi solo in alcuni particolari settori economici, in qualche caso sviluppando anche eccellenze.
L’area garganica ha il suo punto di forza nel turismo globale, come è stato evidenziato in un precedente articolo. In questa sede c’è da sottolineare solo che appare decisiva per l’intera Capitanata l’integrazione tra Gargano e Monti Dauni delle rispettive potenzialità, paesaggistiche, naturali, storiche-religiose.
L’area di San Severo e dell’Alto Tavoliere ha punti di forza nel settore agricolo ed agroalimentare e nel settore del marmo ad Apricena, i quali stabilmente producono reddito in crescita nel tempo. È da sottolineare in particolare la produzione e lavorazione dei vini che da massificati e rozzi sono diventati qualitativamente sempre più eccellenti fino a conquistare settori e fette nuove di mercato nazionale ed internazionale, strutturando imprese sempre più autonome. Il marmo di Apricena è oggi un prodotto che si è imposto a livello internazionale, tanto che, a volte ed in alcuni momenti, non si riesce a soddisfare le richieste. Inoltre l’area di San Severo ha usufruito positivamente della posizione geografica di cerniera e collegamento con l’area adriatica, lungo la direttrice Termoli-Pescara-Ancona nella fase di espansione economica, che ha permesso lo sviluppo di servizi di trasporto e reti di collegamento che, pur essendo attraversate oggi da crisi, costituiscono un patrimonio, una risorsa potenziale, pronta ad essere rilanciata nel caso di una ripresa economica.
Anche Lucera, depotenziatesi notevolmente le attività manifatturiere nel settore delle costruzioni e della meccanica, presenta qualche punto di forza nel settore agroalimentare e dei vini; ma è oggi un’area scarsamente autonoma poiché è oggettivamente compresa ed assorbita dall’area foggiana, con cui tra l’altro è ben collegata, e dalle problematiche del subappennino Dauno che, pur essendo una potenziale risorsa per l’attività turistica, non riesce ad essere autopropulsiva e tende comunque demograficamente a ridursi come popolazione residente.
Cerignola ha chiaramente il suo punto di forza nel settore agroalimentare, dove è forse l’elemento trainante per l’intera provincia e si è conquistata autonomia, forza imprenditiva e capacità innovativa imponendosi, perciò, sui mercati nazionali ed internazionali.
Manfredonia, dopo la forte espansione degli anni ’70 sotto la spinta dell’insediamento dell’Enichem e di altre attività industriali e di servizi collegate (il porto industriale e l’attività edilizia, grazie ai quali Manfredonia negli anni ’70 è stato il comune dell’intera Regione Puglia a più forte attrazione ed incremento demografico), è entrata, dopo la cacciata dell’Enichem, in una fase di stasi, nonostante le enormi risorse investite nel Contratto d’Area. Nell’ultimo decennio ha imboccato una fase di crollo economico, di riduzione di reddito e di ogni tipo di attività produttiva, tranne, forse, quella derivante dal turismo stagionale estivo. Soprattutto, il problema di fondo di Manfredonia è che ha perso ogni identità e prospettiva, in quanto il fallimento dello sviluppo basato sull’insediamento di attività industriali a partecipazioni statali, l’Enichem ed altro, ha impoverito il territorio sotto ogni punto di vista: economico, sociale, culturale, antropologico, paesaggistico ed imprenditoriale. E’ stata in gran parte compromessa la risorsa principale, il territorio costiero e paesaggistico a più forte vocazione turistica; le attività tradizionali come la pesca ed il trasporto commerciale via mare è in crisi, anzi morente (le barche in attività di pesca sono meno di 200 a fronte di circa 500 di qualche anno fa). L’artigianato produttivo e di servizio non ha una sua struttura di impresa, un minimo di autonomia produttiva e gestionale, dato che in realtà, per la maggior parte, gli artigiani produttivi sono di fatto lavoratori per conto terzi, aspettano tutti i giorni nelle botteghe commissioni che non ci sono e restano, spesso, con le braccia conserte, mentre l’artigianato di servizio combatte contro il nero ed il sommerso. Soprattutto si è fortemente impoverito la cultura e la mentalità dell’intraprendere, di attivare uno sviluppo autonomo basato su risorse autoctone, poiché non si intravede un punto, un settore, una leva che possa dare una visione unitaria verso cui far convergere l’attività economica tutta. Manfredonia è oggi né carne né pesce, e va, quindi, ripensata e fatta rinascere completamente, riscoprendo le sue radici e la forza delle sue molteplici risorse, a partire dal suo rapporto con il mare.
Foggia è oggi un’area fortemente impoverita e declassata sotto ogni punto di vista; essa tuttavia presenta punti di forza nell’Università, nel Distretto Agricolo Regionale del DaRE, nell’infrastruttura trasporto merci della LOTRAS, nella presenza di una area industriale di significativo interesse ed in fase di riqualificazione, anche per la prossima attivazione del nuovo adiacente casello autostradale, nella importante funzione produttiva ed occupazionale rivestita dagli insediamenti Fiat e Alenia. Fattori che le richiedono una dinamica ed innovativa centralità nelle azioni per rilanciare lo sviluppo territoriale.
FAR RINASCERE L’ANIMA E LA SOSTANZA DELL’INTESA ISTITUZIONALE TRA I GLI ATTORI LOCALI E IL GOVERNO REGIONALE.
In conclusione, alla luce della prospettiva del trasferimento di funzioni e risorse alle autonomie locali, nella pianificazione dello sviluppo territoriale diviene sempre più determinante il ruolo dei cinque maggiori centri: Foggia, Manfredonia, Cerignola, San Severo, Lucera. E’ fondamentale, perciò, riprendere in mano l’Intesa Istituzionale tra gli attori locali ed il governo regionale del 2006, monitorandola ed aggiornandola tenendo conto dei limiti emersi, sopra evidenziati, nella sua implementazione, e dei contributi positivi nella costruzione di una visione condivisa di sistema recentemente emersi, oltre che portare a compimento il SIST. In particolare è da fare riferimento anche al “Protocollo d’Intesa tra la Provincia di Foggia, le parti sociali ed economiche, le istituzioni scolastiche e formative su Azioni per attuare la misura europea Garanzia Giovani e per rilanciare lo sviluppo economico ed il lavoro in Capitanata”, concordato e sottoscritto il 25 luglio 2014 tra Provincia, i sette comuni dove operano i Centri per l’Impiego (Foggia, San Severo, Manfredonia, Cerignola, Lucera, Ascoli Satriano, Vico Garganico), Camera di Commercio, Università, Direzione Scolastica Provinciale, ACLI, UGL, CISL, UIL, CGIL, Enti di Formazione Professionale, la Compagnia delle Opere, la Lega delle Cooperative, tutte le Associazioni d’Imprese operanti sul territorio.
In quest’ottica l’attuale Amministrazione Provinciale ha il compito di promuovere la costituzione di un gruppo interistituzionale del territorio, puntando a dar vita ad un Organismo Territoriale Stabile che sovraintenda alla promozione dei principali processi di sviluppo della Capitanata.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”
silviocavicchia@libero.it
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