Alla luce delle considerazioni fatte nel precedente articolo ci si chiede: che fare allora? Partire dai territori e dagli operatori economici. Da un’
Alla luce delle considerazioni fatte nel precedente articolo ci si chiede: che fare allora? Partire dai territori e dagli operatori economici.
Da un’analisi sintetica di quello che è avvenuto nelle diverse aree territoriali nella provincia di Foggia dagli anni ’70 in poi si individua che è l’area garganica che ha avuto il più forte sviluppo economico e che, tuttora, nonostante la crisi, mantiene livelli positivi di produzione di ricchezza, funzionando anche da traino per l’intera provincia. Tale territorio che negli anni ’60 era, forse, l’area più povera e perciò a forte spinta emigratoria, ha saputo darsi una leva chiara di sviluppo autonomo nel turismo, mantenendo una sua identità (La Montagna del Sole), creando un’articolazione produttiva fondata sull’impresa familiare, che ha investito risorse proprie in buona parte rimesse dagli emigranti, ed una capacità di attrazione di investimenti e capitale straniero ed extra-garganico. In tale sviluppo, inizialmente concentrato nelle zone costiere, si sono integrate gradualmente anche le aree collinari e montane.
Si è innestato così un circolo virtuoso tuttora in atto che per molti aspetti prefigura e si inserisce nella dinamica di crescita di tutte le zone costiere dell’Adriatico, lungo l’asse Rimini-Ancona-Pescara-Termoli, come evidenziato dagli studi di Massimo Paci. In tal modo un territorio, nel suo insieme, ha saputo innovare le ragioni dell’attrazione del turismo, allargandone l‘offerta, qualitativamente e quantitativamente. Senza contare il tradizionale ed attuale turismo religioso di San Giovanni Rotondo e di Monte Sant’Angelo.
CHI SI FERMA È PERDUTO: L’URGENZA DI AVERE UN’AEROPORTO E COLLEGAMENTI FERROVIARI E STRADALI VELOCI ED EFFICACI. Questo processo di sviluppo dell’area garganica ha prodotto una miriade di piccole imprese, familiari e non, generando dinamismo e cultura imprenditoriale; immettendo, così, una risorsa nuova, un nuovo dato culturale-antropologico, l’intraprendenza e l’autonomia imprenditoriale, nel sistema socio-economico, rompendo la sudditanza e la subalternità del passato. Dalla tradizionale attesa e passività nell’attività lavorativa ed economica si è passati alla ricerca attiva del cliente, consumatore, turista. Si è diffuso ed articolato nell’area garganica un gruppo sociale nuovo, un ceto imprenditoriale con diverse caratteristiche (familiare, piccola impresa, media impresa con forte presenza di investimenti e capitale) la cui esistenza e dinamismo ha garantito e garantisce produzione di ricchezza, anche nella crisi, e sviluppo autonomo.
Pertanto gli operatori economici dell’area garganica, da una parte, esprimono e riflettono la cultura oggi dominante e l’opinione diffusa secondo cui sono le imprese che possono contribuire al superamento della depressione economica; dall’altra parte, hanno una diffusione, una storia, un modo di operare, fondato sulla capacità di guardare lontano, in prospettiva, nel tempo con fiducia e speranza. Questi operatori economici hanno oggi molto chiaro che sono ad un punto di svolta: devono assolutamente eliminare la strozzatura allo sviluppo derivante dalla mancanza di infrastrutture e di collegamenti al livello nazionale ed internazionale dato che il mercato turistico è globale. Per continuare ad avere attrazione e competitività l’area garganica deve necessariamente poter disporre di un aeroporto e di una rete di collegamenti ferroviari e stradali efficaci e continuativi.
IL MONDO ECONOMICO GARGANICO E L’AEROPORTO DI AMENDOLA. Date queste considerazioni appare fondamentale l’ascolto e l’accettazione delle indicazioni provenienti da questo mondo economico e produttivo, che ha dimostrato non solo capacità di crescere economicamente e socialmente, ma anche di avere una grande forza interiore tale da saper affrontare calamità naturali così distruttive come recentemente è avvenuto. Ebbene da tempo tutti gli operatori economici dell’area garganica hanno chiaramente indicato una soluzione al problema del trasporto aereo: aprire ai voli civili l’Aeroporto di Amendola. Si sono addirittura resi disponibili a farsi essi stessi promotori di contatti con operatori turistici esteri al fine di organizzare tali voli per attivare e rafforzare la competitività sul mercato globale. Essi chiedono con insistenza l’aiuto delle istituzioni e delle forze politiche per arrivare a questa soluzione che, da tempo, è resa possibile da scelte nazionali e da disponibilità del Comando Militare e, soprattutto, da soluzioni simili che si sono già attuate in Italia. Si veda ad esempio l’Aeroporto di Capodichino a Napoli aperto da tempo ai voli civili sotto il controllo dei tecnici militari, nonostante sia addirittura un aeroporto NATO.
LIMITI E VANTAGGI DELL’AEROPORTO DI AMENDOLA. Tale soluzione presenta indubbi vantaggi ed anche qualche limite di cui tener conto. Tale aeroporto è vicinissimo a Foggia, anzi è Foggia con cui è strettissimamente collegato sia via ferrovia sia mediante superstrada a scorrimento veloce; sarebbe economicamente più conveniente e più funzionale poiché si avvarrebbe del personale militare tecnico per tutti i servizi di controllo aereo e di assistenza. Avrebbe una localizzazione geografica che consente un facile accesso da e per tutte le aree della Capitanata e delle provincie limitrofe (Campobasso, Potenza, Benevento, Avellino) e sarebbe operativo in poco tempo. Infine, ha un villaggio, il Villaggio Azzurro, quasi abbandonato, che potrebbe essere rivitalizzato attraverso l’attivazione di servizi residenziali e di promozione commerciali, turistici, culturali. È un’intera area economica che si potrebbe attivare con una pluralità di attività economiche e di servizi, qualitativamente alti e tecnologicamente avanzati, a disposizione di tutta la provincia.
È tutto il sistema che si metterebbe in moto, attivando un circuito virtuoso di fiducia e speranza nei confronti delle istituzioni e di tutte le forze politiche e sociali che si attivassero per consentire tale soluzione, oltre che nei confronti del Comando Militare poiché sarebbe palpabile la loro integrazione con la società civile.
Si opererebbe in sinergia, non in contrapposizione latente, che è la vera è principale ragione del non essere riusciti finora a valorizzare il “Gino Lisa”. Ciò anche tenendo presente le stesse recenti dichiarazioni di Michele Emiliano in un incontro con i rappresentanti del comitato “Vola Gino Lisa”, secondo cui un aeroporto deve essere remunerativo e perciò occorre avere una prospettiva imprenditoriale e di lungo termine.
Il limite principale è che l’Amendola è un aeroporto militare e, perciò, non è automatica la sua apertura a voli civili. Tuttavia è da tenere presente che già circa quarant’anni fa si sono effettuati voli civili e che, recentemente, quand’era Ministro della Difesa l’on. Mario Mauro, c’era stata espressa ed esplicita apertura del Comando Militare in tal senso, anche alla luce del fatto che si è modificato il ruolo dell’aeroporto militare di Amendola nelle sue attività.
La Camera di Commercio potrebbe essere il luogo di raccordo e propulsione di tutti i soggetti interessati in modo da costruire veramente una unità di intenti ed una relativa organizzazione per raggiungere questo obiettivo. Questo è il momento giusto.
(A cura di Silvio Cavicchia – Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia” – silviocavicchia@libero.it)
false
COMMENTI