L'Italia torna a essere un Paese di migrazioni interne: oltre un milione e mezzo di persone nel 2012 hanno cambiato il loro Comune di residenza. E la
L’Italia torna a essere un Paese di migrazioni interne: oltre un milione e mezzo di persone nel 2012 hanno cambiato il loro Comune di residenza. E la rotta è sempre quella che da Sud va verso il Nord: Mezzogiorno e Isole hanno perso tra 2011 e 2012 oltre 56mila persone all’anno, facendo il saldo tra partenze e arrivi. Rispetto alle migrazioni storiche della seconda metà del secolo scorso, però, le ‘calamitè non sono più Piemonte e Lombardia ma Emilia-Romagna e Trentino, mentre la Campania è la regione dalla quale si parte di più.
E’ quanto emerge dal primo Rapporto sulle migrazioni interne realizzato dall’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr e curato da Michele Colucci e Stefano Gallo.
Tra il 2011 e il 2012 Napoli è stata la provincia italiana che ha perso più persone per spostamenti interni: la differenza annua tra iscrizioni e cancellazioni ammonta a -18.500, numero superiore persino al totale di regioni come Puglia, Sicilia o Calabria, il cui saldo migratorio si aggirava tra -10.800 e -8.000. Nello stesso periodo, Roma e Bologna risultavano sull’altro piatto della bilancia come le province che più hanno attratto cittadini da tutta la penisola, con un saldo migratorio attivo rispettivamente di 10.000 e 4.000 persone l’anno.
A livello regionale, l’Emilia Romagna ha ‘guadagnatò 10.273 persone, il Trentino 3.004. L’Emilia Romagna è anche la regione che attrae più persone in rapporto agli abitanti: il primato è nelle tre province di Bologna, Rimini e Parma, che presentano un saldo migratorio positivo molto elevato (Bologna +4.131 persone, Rimini +1.271, Parma +1.268).
“La regione è scelta come meta privilegiata sia per le sue opportunità lavorative sia per la qualità dei servizi che offre: nelle motivazioni alla base delle partenze, c’è in testa la ricerca dell’occupazione o di un lavoro migliore ma cresce il miglioramento della qualità della vita e questo secondo elemento differenzia il fenomeno attuale da quello dell’ultimo dopoguerra”, spiegano i ricercatori. In termini assoluti invece le quattro regioni con il maggior incremento demografico dovuto alle migrazioni interne sono Lombardia (+14.773), Lazio (+10.382), Emilia-Romagna (+10.273) e Toscana (+6.591).
La provincia di Roma continua a essere un polo attrattivo e registra un saldo positivo di quasi 10.000 persone.
Il primato negativo va invece a Napoli e alla Campania: nel biennio 2011-2012 sono circa 25.000 i cittadini campani «perduti» per trasferimenti in altre regioni. Seguono Puglia (-10.850), Sicilia (-9.910) e Calabria (-8.031). Tra le province del Mezzogiorno, i saldi negativi più elevati in proporzione ai residenti si registrano a Napoli, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Caltanisetta, Foggia e Crotone.
Il rapporto svela che sono gli stranieri oggi in Italia la parte più mobile della società, quella che maggiormente modifica il luogo di vita inseguendo condizioni migliori. Diversamente dagli italiani, tuttavia, gli spostamenti riguardano distanze minori. A spostarsi sono, in particolare, le donne straniere tra i 50 e i 64 anni, che presentano tassi di mobilità elevatissimi, legati al lavoro di cura e domestico. Un altro comparto in cui la manodopera migrante è determinante è l’agricoltura, coinvolgendo Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Piemonte. Le migrazioni coinvolgono poi insegnanti e studenti fuorisede
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