L’adesione al bollino etico per la lotta al caporalato potrebbe arruolare altri nomi importanti la prossima settimana, dopo quelli di Futuragri e co
L’adesione al bollino etico per la lotta al caporalato potrebbe arruolare altri nomi importanti la prossima settimana, dopo quelli di Futuragri e coop estense. Le grandi industrie di trasformazione sembrano aver superato la prima fase di incertezza e quasi alla vigilia d’inizio raccolta del pomodoro potrebbero aderire al progetto “Equapulia” della Regione. «Abbiamo un’interlocuzione importante con il gruppo Princes (350mila quintali di trasformato: ndr) e stiamo per incontrare i vertici dell’Anicav, la Confindustria delle aziende conserviere al Sud, mentre ha formalizzato la sua adesione al bollino anche il gruppo Granoro», anticipa l’assessore regionale alla Legalità Guglielmo Minervini.
Il bollino è il marchio di fabbrica che attesta come nei campi la raccolta del pomodoro avverrà secondo principi etici: lavoratori regolarmente assunti, scelti dalle liste di prenotazione e non con l’aiuto dei caporali, orari di lavoro umani e a fine giornata ospitati in strutture d’accoglienza civili. Un progetto complesso che parte dalla eliminazione graduale del ghetto, ma che richiede la collaborazione delle aziende agricole chiamate a contrattualizzare i lavoratori scelti dalle liste di prenotazione altrimenti nessuno si sposterà da Rignano.
Attualmente i contratti di lavoro sono pochissimi, ma la raccolta non è ancora cominciata e anzi c’è chi dice che potrebbe slittare a fine mese a causa delle bizze del meteo. «Diciamo che questo ritardo ci sta dando una mano – confessa Minervini – non è facile far coincidere tutto, ma resto fiducioso». Tra gli oltre cinquecento lavoratori (quasi tutti extracomunitari) che si sono iscritti alle liste di prenotazione s’affaccia però la preoccupazione che il ritorno alla clandestinità sia un male necessario per poter lavorare. E’ su questa sottolissima linea di demarcazione che la Regione si sta muovendo, supportata dai sindacati dei braccianti di Cgil, Cisl e Uil e dalle strutture di volontariato.
Le aziende per il momento nicchiano, ma il protocollo d’intesa in Prefettura lo hanno firmato tre su quattro delle grandi organizzazioni professionali (manca Coldiretti) e si fa strada il sospetto che l’adesione al bollino possa diventare la foglia di fico sotto la quale potrebbero trovare un riparo sia i buoni che i cattivi. Per questo è necessario che la Regione tenga bene gli occhi aperti.
Oltretutto va sfatato un mito secondo cui la Regione un’operazione di questo tipo avrebbe potuto farla anche in Salento, nei campi dove lo sfruttamento per la raccolta dei meloni è grave quanto la situazione che c’è sul pomodoro in Capitanata, ma che la politica regional-salentina dell’ultimo governo Vendola abbia voluto evitarlo per non opacizzare l’idea di un Salento trendy proprio nel mezzo della stagione estiva
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